Chiamato “The Social Artist” per la costante voglia di comunicare attraverso le sue sculture e condividere sui social l’intero processo creativo dietro ad ogni opera, Jago (pseudonimo di Jacopo Cardillo), terrà la sua prima grande mostra nel Palazzo Bonaparte nel cuore di Roma dal 12 marzo al 3 luglio 2022.
La mostra comprende 12 sculture, che propongono ai visitatori un viaggio attraverso la creatività e la grande contemporaneità delle opere dell’artista, dalla sua ormai nota rielaborazione della “Pietà” al “Figlio velato”.
L’artista di fama internazionale, classe 1987, vede il proprio debutto ufficiale a 24 anni, quando viene selezionato da Vittorio Sgarbi per prendere parte alla 54a edizione della Biennale di Venezia, presentando il busto del Papa emerito Benedetto XVI.
Le opere di Jago sono caratterizzate da un forte realismo ed il loro scopo principale è sempre quello di imprimere nel marmo le realtà che lo scultore stesso vive e sperimenta quotidianamente, come si può notare nel suo lavoro intitolato “Look down”, scultura raffigurante un bambino rannicchiato, esposta durante il lockdown in Piazza del Plebiscito a Napoli, che a detta dell’artista rappresenta «un gioco sul lockdown e un invito a guardare in basso, specialmente in questo momento in cui larghe fette della società sono più fragili, rese vulnerabili dalle conseguenze della pandemia di natura sociale ed economica. Il significato andatelo a chiedere a tutti quelli che, in questo momento, sono stati lasciati incatenati nella loro condizione».
Altre opere caratterizzate da un intento simbolico di denuncia sociale o più in generale, volte ad aumentare la consapevolezza riguardo a delle realtà umane spesso taciute, o non considerate, sono la “Pietà”, che rappresenta il dolore di un padre che stringe il figlio mostrando un volto che lascia trasparire chiaramente ciò che prova, oppure il “Figlio velato”, opera donata al Rione Sanità di Napoli, in cui ad essere raccontata è la storia di un bambino, testimone suo malgrado delle scelte di vita degli adulti, in un complesso scultoreo che come afferma lo stesso Jago, rappresenta una «vittima della nostra inconsapevolezza e della consapevolezza di chi compie certi gesti. È un figlio, perché è di tutti».
Sarà possibile quindi vedere queste opere ed altre meno conosciute, avendo così l’opportunità di trarre da sè i molteplici messaggi nascosti dietro ad ogni scultura, nella cornice della monumentale Piazza Venezia.