venerdì, 19 Aprile 2024
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Come al Qaeda intende reinventarsi in Africa: nuove strade e vecchie conoscenze

Il destino del gruppo terroristico è legato al nome del terzo leader che succederà a bin Laden e al-Zawahiri, ma, oltre ad un nuovo volto, ci si aspetta un’evoluzione strategica perché l’organizzazione possa perseverare nella lotta contro l’Occidente

La notizia della morte del leader di al Qaeda, Ayman al-Zawahiri, ucciso in Afghanistan lo scorso 31 luglio da un drone della CIA per ordine del presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha immediatamente sollevato perplessità sul destino dell’organizzazione terroristica. In particolar modo, gli interrogativi s’incentrano sul nome di chi succederà ad al-Zawahiri, a sua volta subentrato a bin Laden nel 2011, come nuova guida del gruppo.

La scelta potrebbe ricadere su Saif al-Adel, ex comandante egiziano e da sempre tra i fedelissimi di Osama bin Laden. Ali Soufan, ex agente speciale dell’FBI, lo descrive come qualcuno che per gran parte della propria vita “ha vissuto e respirato al Qaeda”.

La CNN afferma che è stato tra le menti di una serie di attacchi, tra cui l’imboscata ad alcuni elicotteri statunitensi nel 1993 in Somalia, che causò la morte di diciannove soldati nel corso di un’operazione delle Nazioni Unite nel paese africano, e gli attentati alle ambasciate americane in Kenya e Tanzania nel 1998. Fu anche sia il mentore di Abu Musab al-Zarqawi, leader di al Qaeda in Iraq e tra i fondatori dell’Isis, sia il responsabile di programmi di reclutamento in Sudan, Pakistan e Afghanistan.

Un rapporto delle Nazioni Unite ha menzionato anche altri possibili candidati: Abdal-Rahman al-Maghrebi, genero di al-Zawahiri, ma marocchino e dunque sfavorito entro un’organizzazione principalmente composta da sauditi ed egiziani, Yazid Mebrak, leader di al Qaeda nel Maghreb islamico dal 2020, e Ahmed Diriye, il leader di Shabaab in Somalia dal 2014.

La possibilità di un successore di al Zawahiri di origine africana rappresenterebbe una decisiva svolta culturale, dal momento che gli affiliati del continente hanno sempre goduto di una rilevanza piuttosto marginale in seno alla gestione del movimento. Eppure, secondo gli analisti, questa eventualità non sarebbe che l’inizio di una serie di cambiamenti inevitabili per il futuro di al Qaeda, che potrebbe puntare sull’Africa per ristabilizzare e rafforzare la propria missione globale, visti i numerosi ostacoli che si trova ad affrontare nell’area mediorientale, come le incursioni statunitensi e saudite che ora ne contrastano l’azione in Yemen. Visto il ridimensionamento del ruolo dell’ISIS in Medio Oriente – comunque presente, come riporta la CNN, in alcune parti della Siria e dell’Iraq – l’obiettivo di al Qaeda è tornato quello di riproporsi come principale minaccia per l’Occidente. Tuttavia, per quanto cerchi di aprirsi nuove strade nel mondo, il centro di gravità della leadership continuerà ad essere l’Afghanistan, almeno finché i talebani avranno il controllo.

Elena Consuelo Godi
Studentessa della facoltà di Economia e management internazionale
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