venerdì, 29 Marzo 2024
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Austria, Serbia e Ungheria a Belgrado unite per una rotta balcanica invalicabile

I tre paesi vogliono bloccare i flussi migratori da sud verso i paesi più ricchi: più guardie, droni ed espulsioni

I dati delle ultime settimane sembrano dar ragione alle proteste dei tre paesi balcanici per quanto riguarda i flussi fuori controllo: quest’anno più di 100.000 persone sarebbero entrate in Europa attraverso i Balcani, un numero da record. L’Ungheria parla inoltre di 250.000 persone fermate dalla polizia magiara lungo la frontiera serba solamente nell’ultimo anno.

Mentre Vienna denuncia un numero folle di richieste d’asilo, il premier ungherese Orbán rincara la dose e come riportato da euronews, dichiara che “Non c’è bisogno di gestire la migrazione, c’è bisogno di fermarla”, insomma una posizione molto forte alla quale fanno eco anche da Belgrado.

Ed è proprio a Belgrado che i tre paesi hanno firmato un memorandum per impegnarsi nella lotta alle rotte clandestine e soprattutto ai trafficanti di esseri umani, che pare siano diventati molto più violenti e spietati con chi si mette in viaggio nella speranza di un futuro migliore.

A fornire alcuni dettagli su come si intende procedere è stato il presidente serbo Vučić: la “prima linea” contro la rotta sarà la frontiera serbo-macedone, lungo la quale verranno dispiegati agenti dai tre paesi che potranno inoltre usufruire di nuove tecnologie come droni e telecamere termiche per avere un controllo ancora più completo lungo il confine. Chi riuscirà ad eludere questa prima linea dovrà tuttavia fare i conti con altre nuove recinzioni lungo la frontiera con l’Ungheria e poi con l’Austria. Sono inoltre previste nuove regole che renderanno le espulsioni ancora più veloci.

Si preannuncia quindi una svolta drammatica per chi intraprenderà la rotta balcanica, poiché si dovranno scegliere terreni più difficili, che potrebbero diventare potenzialmente mortali durante l’inverno, soprattutto durante le piogge (il momento migliore per i trafficanti per mettersi in marcia ed essere più difficili da individuare). Superare i monti e le fitte foreste della ex Jugoslavia non significherà aver avuto successo: in caso di contatto con le autorità serbe, chi non avrà una richiesta d’asilo ritenuta valida non potrà comunque rimanere nel paese (che finora ha ospitato in via provvisoria gran parte dei migranti economici). Ungheria e Austria prevedono infatti di prestare i loro aerei per rimpatriare i migranti che saranno fermati in Serbia.

In tutto questo il messaggio di Vienna, Belgrado e Budapest è chiaro: le iniziative di Bruxelles riguardanti la rotta balcanica non sono sufficienti e bisogna correre ai ripari affidandosi alla collaborazione con i propri vicini.

Alessio Tibaldi
Studente di marketing per le relazioni internazionali
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