Il Messico gode di una significativa diversità linguistica. Si stima che quasi sei milioni di messicani parlano una delle 364 varianti linguistiche associate a 68 lingue, che a loro volta appartengono a 11 famiglie linguistiche diverse. Nahuatl, Chol, Totonaca, Zapotec, Otomi, Tzotzil, Maya e Mixtec sono alcune delle lingue più parlate.
Tuttavia, i progetti del governo vengono diffusi principalmente in spagnolo, lingua ufficiale de facto ma non de iure, minando il diritto delle popolazioni indigene di partecipare attivamente alla politica dei loro territori.
“Que sepan que sabemos” è un’iniziativa di Cohesión Comunitaria e Innovación Social, un’organizzazione civile che mira a rafforzare la coesione comunitaria e promuovere l’innovazione in Messico. L’iniziativa nasce in risposta alla creazione di una serie di progetti agroindustriali, energetici, estrattivi, infrastrutturali, di servizi turistici, immobiliari e di rifiuti promossi dal governo López Obrador, per permettere a coloro che vivono nei territori interessati di poter essere informati e decidere in merito.
Come riportato da El País, la direttrice dell’iniziativa, Suhayla Bazbaz, ha dichiarato: «Ciascuno di questi progetti comporta una serie di ripercussioni sociali, culturali, ambientali ed economiche che di solito non vengono comunicate preventivamente a coloro che vivono e viaggiano nei territori in cui vengono realizzati o sono destinati a essere realizzati, in modo che possano partecipare al processo decisionale sull’opportunità o meno di realizzarli o su come realizzarli».
La campagna prevede la creazione di 13 video di animazione in 12 lingue e varianti linguistiche indigene grazie ai quali si diffonde consapevolezza sui diritti collettivi dei popoli indigeni rispetto ai progetti del governo, con l’obiettivo di ridurre le asimmetrie di informazione e di potere tra i cittadini per far sì che anche le popolazioni indigene e afro-messicane, le donne, i giovani e le persone con disabilità possano partecipare attivamente e in maniera informata ai processi decisionali riguardanti i loro territori.
Nel rispetto di un’idea di informazione accessibile, infatti, la campagna prevede la creazione di materiali in formati accessibili per le persone con disabilità, grazie all’uso di formati di facile lettura, il Braille, la sintesi vocale e la lingua dei segni messicana.
Le lingue in cui sono stati tradotti i progetti sono Ralámuli, P’orhepicha, Jñatjo, Mexikatlahtolli, Náhuatlahtolli, Nahwatlahtolli, Nawatlajtolli, Maseual, Tu’un da’vi, Bats’il k’op, Maaya t’aan e Teenek. La traduzione e l’interpretazione in ciascuna lingua è stata affidata a otto donne e quattro uomini membri dei villaggi e parlanti di ciascuna variante.
«Questo tipo di materiale è estremamente importante, perché ora sappiamo quale sarà l’impatto complessivo dei progetti, non solo per il popolo Rarámuri, ma anche per il popolo Maya e per le diverse lingue parlate nei villaggi del Messico», ha dichiarato a El País Jose Isidro Morales Moreno, parlante della lingua Rarámuri.