mercoledì, 13 Novembre 2024
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Burkina Faso: scuole chiuse per il pericolo jihadista

Nel Paese saheliano mancano le condizioni di sicurezza per permettere ai bambini di recarsi a scuola. Motivi principali sono le incursioni jihadiste e gli scontri tra milizie

In Burkina Faso le scuole – di ogni ordine e grado – non rispettano il calendario accademico. Almeno un quinto degli edifici scolastici è chiuso o inutilizzato a causa della crisi securitaria nel Paese, con danni enormi per i bambini e il tasso di alfabetizzazione.

In particolare, la regione più soggetta alla chiusura scolastica è quella confinante con Mali e Niger, Stati in cui la presenza jihadista e il traffico di armi sono grave fonte di destabilizzazione.

Forte della distanza dalla capitale Ouagadougou e dal governo centrale, la regione orientale del Burkina Faso è diventata “terra di nessuno”, contesa tra milizie locali e gruppi terroristici affiliati ad al-Qaeda o allo Stato Islamico (Daesh).

A seguito del golpe militare in Burkina Faso del settembre scorso, la nuova giunta aveva posto come priorità nell’agenda politica l’attività anti-terroristica e il ristabilimento di adeguate condizioni di sicurezza. Nonostante le dichiarazioni di principio, la situazione è peggiorata specialmente per bambini e insegnanti che sono impossibilitati a recarsi negli edifici scolastici a causa delle incursioni dei gruppi terroristici.

Secondo i dati delle Nazioni Unite attualmente ci sarebbero circa 5709 scuole chiuse, circa 1000 in più rispetto alle ultime statistiche dell’ottobre 2022. Inoltre, la chiusura delle scuole ha colpito 1 milione e 800 mila studenti come riporta Benoit Delsarte, direttore locale di Save the Children.

Il mancato accesso a scuola rende i bambini più vulnerabili e possibili vittime di abusi: da una parte le bambine, costrette a sposarsi in giovane età e dall’altra i bambini, indotti ad arruolarsi nei gruppi armati.

Da parte sua, il governo burkinabè ha cercato di risolvere il problema trasferendo alcuni bambini in altre scuole del Paese. Resta però da affrontare la difficile integrazione di centinaia di migliaia di studenti senza dimora e accesso ai servizi essenziali.

Education Cannot Wait, ong locale specializzata nelle cure per l’infanzia, ha rilevato i limiti di questa misura. Secondo quanto dichiarato ad Al Jazeera, servirebbe almeno 1 miliardo di dollari mentre le risorse impiegate ammonterebbero a 23 milioni.

Serve dunque un’azione multilaterale e condivisa per poter permettere ai bambini di godere dei propri diritti fondamentali.

Sara Oldani
Studentessa di Investigazione, criminalità e sicurezza internazionale
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