giovedì, 25 Aprile 2024
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Argentina: condannata la vicepresidente Kirchner per corruzione

La vicepresidente argentina è stata condannata a sei anni di carcere e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici per amministrazione fraudolenta a danno della pubblica amministrazione

Lo scorso martedì 6 dicembre, dopo un processo durato tre anni e mezzo, il tribunale federale di Buenos Aires ha condannato la vicepresidente argentina, Cristina Fernández de Kirchner, a sei anni di carcere e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici. L’accusa è di amministrazione fraudolenta a danno della pubblica amministrazione per la concessione di appalti fra il 2003 e il 2015.

Si tratta della prima volta nella storia del Paese in cui viene giudicata una figura politica di questo livello mentre è ancora in carica. A seguito del verdetto, la Kirchner ha denunciato l’uso politico della giustizia nei suoi confronti, in un complotto che considera controllato dai suoi rivali politici, dai media dell’opposizione e dai giudici federali.

Secondo quanto riportato da El País, la sentenza è stata preceduta dalla diffusione di una chat in cui il giudice istruttore del caso, Julián Ercolini, e un gruppo di magistrati, pubblici ministeri, politici dell’opposizione e uomini d’affari dei media negoziavano tra loro per nascondere un viaggio in Patagonia, fatto in ottobre, nella tenuta del miliardario inglese Joe Lewis. I messaggi hanno dato corpo alla teoria di cospirazione sostenuta da Kirchner: «È la conferma di un sistema parastatale in cui si prendono decisioni sulla libertà di vita degli argentini. Questo è il sistema che funziona sotto la pomposa figura del potere giudiziario», ha dichiarato dopo la sentenza.  

Kirchner, che ha governato l’Argentina tra il 2007 e il 2015, ha seguito la lettura della sentenza dal suo ufficio al Congresso, suo rifugio politico durante tutto il processo, ed ha dichiarato di essere vittima di lawfare: «Non è una condanna ai sensi delle leggi della Costituzione». Come riportato da El País, ha poi denunciato di essere vittima «di uno Stato parallelo e di una mafia giudiziaria», ed ha affermato: «Mi vogliono morta o in prigione». 

La sentenza mette a dura prova il delicato equilibrio di potere che oggi sostiene il peronismo nella Casa Rosada. Durante il processo, la Kirchner e i suoi sostenitori hanno accusato il presidente, Alberto Fernández, di non aver fatto abbastanza per difenderla in tribunale.

In un messaggio trasmesso in diretta dal suo ufficio al Senato la vicepresidente ha affermato: «La vera sentenza è l’interdizione a vita», ed ha poi assicurato che non cercherà di diventare presidente o senatrice alle elezioni del prossimo ottobre 2023: «Non mi candiderò a nulla, né come presidente né come senatore. Il mio nome non sarà su nessuna scheda elettorale». 

La vicepresidente gode, tuttavia, di un vasto seguito nell’elettorato argentino. Lo scorso martedì un centinaio di persone si sono radunate davanti al palazzo del Congresso, nel centro di Buenos Aires, ed un gruppo simile si è radunato fuori dai tribunali federali dove è stato letto il verdetto. Tra gli slogan riportati sugli striscioni attaccati alla recinzione di sicurezza installata davanti ai tribunali si leggeva: «Via la mafia giudiziaria», «Via i giudici corrotti». Alcuni manifestanti hanno intonato canti peronisti, ma la gran parte ha atteso in silenzio la lettura di una sentenza che si aspettavano sarebbe stata sfavorevole. 

Margherita Santoni
Studentessa della facoltà di Interpretariato e Traduzione
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