mercoledì, 24 Aprile 2024
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Le riforme giudiziarie in Israele: polemiche

L’emendamento di revisione proposto dal governo Netanyahu ha scatenato proteste di massa per settimane

Il governo di coalizione di destra del Primo Ministro Benjamin Netanyahu ha avanzato l’ipotesi di riforme del sistema giudiziario al fine di ridurre i poteri della Corte Suprema. Il progetto ha provocato la reazione di molti israeliani, che si sono riuniti in manifestazioni anche all’esterno del parlamento del Paese, come riportato da Al Jazeera.

In una dichiarazione si è detto preoccupato anche il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden.

Il 20 febbraio, il governo è chiamato a votare la revisione del sistema legale israeliano. La prima parte dell’emendamento prevede la limitazione dei poteri della Corte Suprema di decidere contro il legislatore e l’esecutivo. Questa modifica darebbe alla Knesset (Parlamento israeliano) il potere di annullare le decisioni della Corte Suprema con una semplice maggioranza di 61 voti sui 120 seggi della Knesset.

Le riforme modificherebbero anche le modalità di selezione dei giudici della Corte Suprema, dando ai politici poteri decisivi nella nomina dei giudici. La commissione indipendente per la selezione dei giudici attualmente richiede che i politici e i giudici che ne fanno parte si accordino sulle nomine. La proposta attuale, cambiando questa situazione, darebbe al governo molto più potere.

Al tempo stesso i partiti ebraici ultraortodossi della coalizione auspicano l’approvazione di una legge che esenti la loro comunità dal servizio di leva. Il timore è che questa norma possa essere bocciata nel caso in cui la Corte Suprema mantenga i suoi attuali poteri.

I rischi del piano sono l’evidente indebolimento della Corte Suprema e l’attribuzione alla Knesset di un controllo effettivo sulle nomine giudiziarie.

Inoltre il timore dell’opinione pubblica è che Netanyahu abbia l’intenzione di sfruttare la situazione attuale per congelare il processo a suo carico. Accusa che il primo ministro ha negato.

Le critiche sono numerose. Secondo gli oppositori, la proposta spingerebbe Israele verso un sistema simile a quello ungherese e polacco, in cui il leader esercita il controllo su tutte le principali leve del potere.

L’opposizione sostiene anche che gli alleati nazionalisti di Netanyahu portino avanti questo progetto per aumentare gli insediamenti sui territori contesi con i palestinesi. Quasi 600.000-750.000 israeliani vivono oggi in insediamenti nella Cisgiordania e a Gerusalemme Est, considerati illegali  dalle leggi internazionali.

La scorsa settimana, Israele ha inoltre approvato una nuova legge che renderà più facile per le autorità revocare la cittadinanza e la residenza dei palestinesi in Israele e a Gerusalemme Est.

Netanyahu ha portato avanti il programma nonostante il presidente israeliano Isaac Herzog abbia chiesto domenica scorsa di congelare la legislazione e di avviare un dialogo con gli avversari politici. I leader dell’opposizione hanno dichiarato che non si siederanno al tavolo delle trattative prima che la riforma sia bloccata. Il ministro della Giustizia Yariv Levin si è detto aperto alla discussione, ma non al blocco del progetto di legge.

Il Primo Ministro e i suoi sostenitori affermano che i cambiamenti sono necessari per limitare un sistema giudiziario che esercita troppo potere.

Irene Iannotta
Studentessa della Facoltà di Scienze della Politica e delle Dinamiche Psico-Sociali
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