La scorsa domenica 21 maggio, dopo la partita tra il Valencia e il Real Madrid, la polizia nazionale spagnola ha arrestato tre individui di età compresa tra i 18 e i 21 anni per gli insulti razzisti rivolti a Vinícius Júnior, calciatore del Real Madrid. Episodi simili nei confronti del giocatore brasiliano si erano già verificati nel corso delle precedenti partite della Liga e più volte sono stati denunciati in quanto crimini di odio e discriminazione.
In particolar modo, lo scorso gennaio è stato trovato un manichino che indossava la maglia di Vinícius appeso a un ponte, su cui compariva la scritta “Madrid odia il Real”. L’atto vandalico, verificatosi a seguito della vittoria del Real Madrid contro l’Atlético Madrid, è stato prontamente denunciato e la società calcistica ha aperto un’inchiesta per l’identificazione dei colpevoli.
Il calciatore ha espresso la propria opinione sfogandosi attraverso un post pubblicato sui social media: «Mi dispiace per gli spagnoli che non sono d’accordo ma oggi, in Brasile, la Spagna è considerata un paese razzista.» Poi, ha aggiunto: «La Liga ormai appartiene ai razzisti.» In risposta, la replica di Javier Tebas, presidente della Liga: «Prima di criticare e insultare è necessario che ti informi a dovere, Vinícius. Non lasciarti manipolare e assicurati di comprendere appieno le competenze di ciascuno e il lavoro che abbiamo svolto insieme.»
Le ripercussioni di questo episodio invitano a sollevare il dibattito sul razzismo in Spagna al di là del campo da calcio. Secondo El País, nel 2017, il Centro di Ricerca Sociologica (CIS) ha svolto un sondaggio in cui chiedeva agli spagnoli se si considerassero razzisti o meno. I risultati ottenuti erano stati positivi, poiché la maggioranza aveva risposto negativamente, ma il valore era relativo. Secondo gli esperti, infatti, le domande erano state poste in modo troppo diretto e l’intervistato aveva risposto scegliendo l’opzione che pensava fosse più giusta, ossia in modo poco realistico.
Secondo Mercedes Fernández, direttrice dell’Istituto di Migrazioni dell’Università di Comillas e coautrice dello studio “Evolución del racismo, la xenofobia y otras formas de intolerancia”, in base all’analisi dei diversi sondaggi raccolti nel corso degli anni, la Spagna non mostra un sentimento di superiorità basato sul colore della pelle, ma vede gli immigrati come concorrenti.
In altre parole, un individuo può essere apparentemente a favore della diversità e del multiculturalismo e negare di essere razzista, ma mostra riluttanza nei confronti della cultura altrui e rifiuta la partecipazione o l’uso dei servizi pubblici delle persone non bianche. «Nell’immaginario collettivo, gli stereotipi sull’uso dei servizi pubblici o sull’accesso alle sovvenzioni pesano più della superiorità motivata dal colore delle pelle», afferma Fernández.