giovedì, 25 Aprile 2024
HomeLingue e CultureRazzismo e colonialismo nel linguaggio della conservazione

Razzismo e colonialismo nel linguaggio della conservazione

L'Organizzazione non governativa (ONG) Survival International ha pubblicato una guida che invita a rivalutare termini come "natura selvaggia", "trasferimento volontario" e "area protetta"

L’ONG Survival International chiede di porre fine all’uso di un linguaggio quotidiano che, a suo dire, è intriso di razzismo, supremazia bianca, furto di terra e violenza.

Il gruppo per i diritti umani ha pubblicato una guida per decolonizzare i termini utilizzati in lingua inglese in relazione alla conservazione e dei miti “razzisti e coloniali”. Tra questi, wilderness, una parola che, secondo il gruppo, è stata usata per dipingere le terre come vuote in modo che potessero essere prese, mentre in realtà appartengono alle popolazioni indigene.

Secondo la guida, il termine voluntary relocation ha l’implicazione “altamente improbabile” che le comunità abbiano acconsentito a lasciare le loro case, la loro terra e il loro stile di vita. In realtà, la maggior parte dei “trasferimenti volontari” sono sgomberi forzati, in cui le persone sono state minacciate, molestate o corrotte per acconsentire.

Il documento sostiene inoltre che il termine protected area ha un significato diverso a seconda del luogo. In Europa, la designazione viene generalmente stabilita dopo una consultazione e un giusto processo, accompagnata da benefici per le popolazioni locali o da un’adeguata compensazione. In Africa e in Asia, quasi nessuna area è stata consultata e, in molti casi, le persone che vi abitano sono state perseguitate e sfrattate con la forza, la coercizione o la corruzione. Un leader Maasai di Loliondo, in Tanzania, ha dichiarato: «Le vostre aree di conservazione sono una zona di guerra per noi».

Survival International afferma che il modello di colonial conservation si basa su quello dei padri americani della conservazione del XIX secolo – come John Muir – che vedevano le terre indigene come selvagge e le persone che le abitavano come incapaci di prendersene cura. Questo modello sarebbe poi stato esportato in tutto il mondo, specialmente in Africa e in Asia.

La guida utilizza il termine fortress conservation per indicare il modello comune di protezione della natura in Africa e in Asia, dove le popolazioni locali sono state picchiate, torturate e persino uccise dalle guardie se cacciavano o raccoglievano piante medicinali nelle aree designate.

In una sezione intitolata termini da rivedere, Survival International contrappone il termine bushmeat, la carne di animali selvatici mangiata da molte persone in Africa e in Asia, al più prestigioso termine game, usato quando la carne selvatica viene servita nei ristoranti europei.

Il termine poaching, si legge nella guida, è stato usato per criminalizzare i cacciatori-raccoglitori che semplicemente sfamavano le loro famiglie dalle loro terre ancestrali, senza tracciare una distinzione tra chi caccia per vivere in modo sostenibile e chi è coinvolto nel commercio illegale di fauna selvatica.

La guida si rivolge a chiunque scrive o parla di conservazione, di clima e di protezione della natura e segue i recenti tentativi degli organismi di conservazione di confrontarsi con la loro storia coloniale.

Martina Tominic
Studentessa della Facoltà di Economia.
RELATED ARTICLES

In evidenza

I più letti