sabato, 27 Luglio 2024
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Verso le Europee: la UE teme violenze dopo l’attentato a Fico

L'Unione Europea teme che la polarizzazione politica derivi in un'ondata di violenza e di scontri

L’attentato di mercoledì 15 maggio al primo ministro slovacco Robert Fico, che ha scosso il paese dell’Europa centrale e l’intera Europa, alimenta il timore che l’attuale clima di polarizzazione politica in diversi di Stati membri possa avere conseguenze catastrofiche, segnala El País. L’attentato contro Fico, a poche settimane dalle elezioni chiave per il futuro dell’UE, è l’ultimo e il più estremo capitolo di un’ondata di attacchi contro politici in Occidente che preoccupano Bruxelles, che attribuisce le cause all’aumento dei discorsi di odio, al populismo e alla divisione sociale. Questa realtà, che si è aggravata dopo l’isolamento durante la pandemia di coronavirus e le varie crisi che hanno colpito il continente, minaccia la democrazia e rappresenta un terreno fertile per le interferenze straniere, avvertono esperti e leader dell’UE, consultati dal quotidiano madrileno.

Negli ultimi mesi, la violenza politica ha lasciato una scia di casi in tutta Europa, come l’aggressione di due settimane fa contro l’eurodeputato socialdemocratico tedesco Matthias Ecke, in Sassonia, che è oggetto di indagine perché perpetrata da giovani legati all’estrema destra. Questo fenomeno preoccupante coincide con un momento turbolento nell’Unione e nel mondo, con la guerra tra Russia e Ucraina entrata in una nuova fase favorevole a Mosca, la crisi in Medio Oriente che ha causato scontri tra manifestanti filopalestinesi e forze dell’ordine ed episodi di antisemitismo, nonché una dinamica che punta all’ascesa di formazioni di estrema destra, che fanno leva sulla divisione sociale, e alla radicalizzazione di formazioni di sinistra. A questo si aggiungono le tensioni nella Nuova Caledonia francese e l’instabilità in alcuni paesi UE: la Bulgaria tornerà alle urne il 9 giugno per la sesta volta in tre anni; nei Paesi Bassi non si riesce a formare un governo ormai da sei mesi; in Croazia il presidente della Repubblica Milanović, contravvenendo al dettame della Corte Costituzionale, si è candidato contro il premier Plenković, senza riuscire a rimuoverlo.

«Dobbiamo avere tolleranza zero per qualsiasi tipo di violenza o di incitamento all’odio di qualsiasi tipo in Europa -afferma il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel – Forze esterne invisibili e antidemocratiche trarranno vantaggio da ogni opportunità per incitare ulteriore discordia e disinformazione nella nostra società. È responsabilità di ognuno di noi fare un passo indietro per riflettere e ricordare ciò che ci unisce. Dobbiamo trarre vantaggio da ciò che ci tiene uniti, non da ciò che ci divide».

Le minacce ai politici sono divenute ‘fatto comune’ in Europa negli ultimi tempi: per via delle minacce ricevute, Sigrid Kraag, ministro delle Finanze dei Paesi Bassi, si è dimesso e ha lasciato la politica; la presidente della Slovacchia Zuzana Caputová ha rinunciato a ricandidarsi; Franziska Giffey, ex sindaco di Berlino ed ex ministro della famiglia nell’ultimo governo di Angela Merkel è stata aggredita in una libreria, aggiunge Euronews. Lo stesso Charles Michel ha dovuto rinunciare alla candidatura alle elezioni di giugno per le violenze verbali e le minacce ricevute dalla sua famiglia.

Bruxelles teme che, con l’acuirsi delle tensioni, interne ed esterne, e l’avvicinarsi della data del voto, nuovi episodi di violenza possano sconvolgere l’Europa.

Gianluigi Micelli
Studente della Facoltà di Interpretariato e Traduzione
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