mercoledì, 2 Aprile 2025
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Droni armati in Africa: una strage silenziosa sottovalutata dalla comunità globale

L'uso incontrollato di droni militari sta trasformando i conflitti africani in massacri indiscriminati. La comunità internazionale resta a guardare, mentre centinaia di civili vengono uccisi.

Nel silenzio dei media internazionali, i cieli africani sono diventati un campo di battaglia invisibile, solcato da droni armati che colpiscono senza preavviso. Secondo il rapporto Death on Delivery di Drone Wars UK, ripreso da The Guardian, negli ultimi tre anni quasi 1.000 civili sono morti sotto il fuoco di queste macchine, usate da eserciti nazionali in conflitti devastanti come quelli in Sudan, Somalia, Nigeria, Mali, Burkina Faso ed Etiopia.

L’uso di droni armati, un tempo prerogativa delle superpotenze, si sta rapidamente diffondendo in Africa senza adeguate regolamentazioni. Paesi come Turchia, Cina e Iran forniscono queste letali tecnologie, con il Bayraktar TB2 turco tra i modelli più impiegati nei conflitti della regione. In Sudan, il governo impiega droni iraniani e cinesi, mentre le milizie della Rapid Support Forces (RSF) fanno uso di velivoli forniti dagli Emirati Arabi Uniti. Questo ha portato a raid letali su mercati e aree densamente popolate, come accaduto a Khartoum, causando un numero drammatico di vittime.

In Burkina Faso, il governo celebra regolarmente l’eliminazione di “terroristi” grazie a droni di ultima generazione. Eppure, come rivelato tempo fa da Le Monde, un attacco nell’agosto 2023 nel villaggio di Bouro ha colpito un mercato affollato, uccidendo almeno 28 civili. Scene simili si ripetono in Mali ed Etiopia, dove intere comunità sono state devastate da attacchi mirati, che si rivelano tutt’altro che precisi. La percezione che i droni garantiscano una “guerra pulita” è un’illusione pericolosa. La realtà è che l’assenza di soldati sul campo riduce la responsabilità degli stati e facilita l’uso indiscriminato di queste armi. Cora Morris di Drone Wars UK, in una dichiarazione riportata da The Guardian dopo la pubblicazione del rapporto, ha affermato: «Se la comunità internazionale non interverrà rapidamente, assisteremo a nuove stragi di civili a causa dei droni armati».

L’assenza di una regolamentazione efficace sulla proliferazione di questi dispositivi pone un rischio concreto per l’equilibrio geopolitico globale.

Le implicazioni di questa guerra “invisibile” sono infatti enormi e vanno ben oltre i confini. I civili africani, purtroppo, sono solo le vittime più immediate di un conflitto che minaccia di destabilizzare l’intera comunità internazionale. I conflitti alimentati dall’uso indiscriminato di droni armati stanno sfumando i confini tra la difesa legittima e il terrorismo, ponendo un serio rischio per la sicurezza globale. Questo scenario può pertanto innescare un effetto domino che travolgerà altre regioni vulnerabili, creando precedenti pericolosi che potrebbero essere sfruttati anche in contesti di conflitto più ampi.

La questione solleva pertanto anche gravi interrogativi etici e politici. Le potenze globali, nel sostenere l’espansione di droni armati senza un adeguato controllo, si trovano ad alimentare un ciclo di violenza incontrollato, senza tener conto delle gravi conseguenze per i diritti umani e per la stabilità regionale. La mancanza di regolamentazione internazionale sta minando la fiducia nelle istituzioni globali, e ogni giorno che passa senza un intervento deciso rende più difficile fermare l’escalation.

L’adozione di misure di controllo e trasparenza non è più rinviabile.

Angelica Di Carlantonio
Studentessa della facoltà di Investigazione, criminalità e sicurezza internazionale
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