domenica, 24 Novembre 2024
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Omicron: per banche centrali è la variante che sostiene l’inflazione

La scorsa settimana, Federal Reserve System, Banca d’Inghilterra e Banca centrale europea, in risposta alle crescenti preoccupazioni sull’inflazione, si sono mosse per inasprire la politiche monetarie.

Da quando è iniziata la pandemia, all’inizio del 2020, i governi hanno bloccato le loro rispettive economie, dato che la spesa dei consumatori era diminuita drasticamente; i datori di lavoro avevano perso molti dei loro dipendenti e i prezzi dei prodotti erano diminuiti.

Nel giro di pochi mesi, tuttavia, l’ascesa dell’e-commerce e del lavoro a distanza ha permesso all’economia di molti Paesi sviluppati di riprendersi rapidamente e con la vaccinazione di massa, si è registrata un’ulteriore accelerazione.

«Quello che abbiamo visto nelle prime fasi della pandemia è che la domanda inizialmente è scesa molto più dell’offerta, quindi è diventata deflazionistica, in particolare a causa di blocchi piuttosto rigorosi»; oggi, però, accade il contrario: «L’offerta potrebbe potenzialmente essere colpita più della domanda e quindi questa volta diventa inflazionistica anziché deflazionistica», ha affermato Paul Ashworth, economista capo di Capital Economics.

Scienziati, economisti e investitori stanno ancora studiando gli effetti di Omicron: per la scienza, finora, la variante sembra diffondersi più velocemente rispetto a quelle precedenti e sarebbe in grado di eludere l’immunità dai vaccini e dalle infezioni passate, ma causerebbe sintomi più lievi. Dal punto di vista economico-finanziario, invece, ci si aspetta che Omicron abbia un impatto negativo sulla crescita, in particolare sui viaggi internazionali. 

Federal Reserve System. Fonte: Wikimedia Commons.

In risposta all’aumento dei prezzi al consumo del 6,8% di novembre rispetto all’anno precedente, che è il più grande balzo in quasi quattro decenni, i funzionari della Fed –Federal Reserve System– hanno affermato che probabilmente interromperanno il loro programma di stimolo all’acquisto di obbligazioni nel marzo del prossimo anno e che prevedono aumenti dei tassi di interesse, di tre quarti di punto percentuale entro la fine del 2022, in quanto sono sempre più preoccupati che la nuova variante di Omicron possa esercitare una pressione al rialzo ancora maggiore sull’inflazione.

Nel Regno Unito, dove Omicron ha spinto i nuovi casi giornalieri a livelli record, il Primo Ministro, Boris Johnson, ha introdotto misure più blande rispetto a quelle delle precedenti ondate, come la richiesta del certificato di vaccinazione per l’ingresso nei locali notturni e in alcuni altri luoghi; mentre la Banca d’Inghilterra, in risposta all’elevata inflazione, la scorsa settimana ha alzato il tasso d’interesse dallo 0,1 allo 0,25% – è stata la prima volta dall’inizio della pandemia.

Infine, la Banca centrale europea ritiene che l’impatto della nuova variante sia probabilmente molto meno grave rispetto alla prima ondata: giovedì ha annunciato la fine di un programma di acquisti di obbligazioni – il Pandemic Emergency Purchasing Program – che ha lo scopo di compensare alcune delle conseguenze economiche negative del Covid-19.

La Presidentessa della BCE, Christine Lagarde, ha dichiarato ai giornalisti dopo l’incontro che sta osservando da vicino come Omicron può influenzare l’offerta, in quanto ha affermato che «L’equilibrio tra l’impatto inflazionistico o deflazionistico che Omicron avrà è ancora totalmente incerto».

Laura Ponte
Studentessa della Facoltà di Investigazione, Criminalità e Sicurezza internazionale
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