venerdì, 26 Aprile 2024
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Turchia: crisi bancaria in corso dopo crollo della lira?

Le difficoltà finanziarie di Ankara aumentano e la classe imprenditoriale del Paese è in rivolta: investitori ed economisti temono che il sistema finanziario possa essere diretto verso una crisi bancaria

Il drastico calo della lira turca, le scarse riserve di valuta estera e le preoccupazioni per la stabilità finanziaria potrebbero spingere anche alcuni obbligazionisti stranieri a vendere e, quindi, a lasciare il mercato turco.

Lunedì 20 dicembre, la lira turca è arrivata a perdere oltre il 10% nei confronti del dollaro, toccando un minimo storico, dopo che negli ultimi giorni il Presidente Recep Tayyip Erdogan ha promesso di tagliare ulteriormente i tassi di interesse a dispetto dei leader della Confindustria locale che si sono espressi contro la politica monetaria del governo. 

La lira ha perso più della metà del suo valore quest’anno, spazzando via gran parte dei risparmi dei cittadini turchi e scatenando sporadiche proteste: Mustafa Sönmez, un economista turco, ha dichiarato: «Una crisi enorme, una crisi finanziaria eccetera, sono tutte possibili, ma non sappiamo quale sia la tempistica».

Di particolare preoccupazione, lunedì 20 dicembre, sono stati l’aumento dei costi di prestito turchi in dollari U.S.A: i rendimenti delle obbligazioni turche denominate in dollari statunitensi sono aumentati quando gli investitori hanno venduto le loro partecipazioni.

Sebbene la Turchia sia un modesto emittente di obbligazioni in dollari USA, gran parte dell’emissione è detenuta da banche turche e l’aumento dei costi di finanziamento potrebbe riflettere le difficoltà del sistema finanziario a ottenere una sospensione dei dollari richiesti dai depositanti per ripagare i debiti.

Secondo i dati della banca centrale, più della metà dei depositi bancari turchi è in valuta estera. 

Le banche turche hanno in passato prestato valute estere alla banca centrale, che ha venduto per stabilizzare la lira: un’improvvisa corsa dei risparmiatori e delle imprese turche a rimborsare i depositi in valuta estera o a trasferirli fuori dal paese potrebbe causare il collasso del sistema finanziario.

Recep Tayyip Erdogan. Fonte Wikimedia Commons.

La banca centrale turca (TCMB) è intervenuta cinque volte questo mese per arginare il tasso di ribasso della lira, bruciando le riserve di valuta estera già basse: gli economisti stimano che la TCMB abbia più passività in valuta estera che attività.

Il crollo della lira è il risultato di quattro tagli dei tassi di interesse negli ultimi quattro mesi, dicono gli economisti, tutti chiesti da Erdogan. Dopo aver licenziato una serie di governatori di banche centrali e alti funzionari finanziari, Erdogan ha fatto pressioni sulla banca affinché effettuasse i tagli dei tassi nonostante l’aumento dell’inflazione.

Un’altra misura delle preoccupazioni sulla politica economica della Turchia sono i costi alle stelle per assicurarsi contro un possibile default del debito.

Il costo di assicurazione contro il default di $ 10.000 di obbligazioni a cinque anni, denominate in dollari, utilizzando contratti derivati chiamati credit default swap, secondo Factset, è salito lunedì a circa $ 584 all’anno da circa $ 380 all’anno alla fine di giugno.

Gli investitori aspetteranno di vedere ulteriori dettagli del piano e se la popolazione turca, alla fine, crede nella capacità dell’amministrazione di gestire i problemi del Paese, inclusa una delle peggiori crisi valutarie della storia recente, ha affermato Timothy Ash, senior sovereign strategist dei mercati emergenti presso BlueBay Asset Management.

Laura Ponte
Studentessa della Facoltà di Investigazione, Criminalità e Sicurezza internazionale
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