venerdì, 22 Novembre 2024
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Scaffali vuoti nei supermercati d’Europa

A poco più di due anni dall'inizio della pandemia, la storia si ripete

Analogamente a quanto accaduto nei supermercati di tutto il mondo all’inizio della pandemia da Covid-19, in questi ultimi giorni si sta verificando nuovamente una “corsa” ai supermercati, soprattutto in quei paesi europei, come l’Italia, fortemente dipendenti dalle forniture di grano ed altri prodotti alimentari prodotti in Russia ed Ucraina, che insieme rappresentano il 30% del commercio mondiale di grano.

Dall’invasione dell’Ucraina infatti, i costi del grano, dei fertilizzanti e di gas naturale necessari alla produzione agricola di questi due paesi, hanno visto un notevole incremento, come non accadeva da decenni.

I ministri del G7, in vista di una possibile crisi alimentare, come riporta la CNN, hanno infatti affermato che «Qualsiasi ulteriore aumento dei livelli dei prezzi e della volatilità nei mercati internazionali potrebbe minacciare la sicurezza alimentare e la nutrizione su scala globale, specialmente tra i più vulnerabili, che già vivono in ambienti di scarsa sicurezza alimentare».

In particolare in molte città italiane negli ultimi giorni, a generare un’impulso di massa all’acquisto di alimenti essenziali come pasta, riso, olio di semi e derivati del grano, è stata la notizia di uno sciopero nazionale dei trasportatori, dovuto all’aumento del costo della benzina, come ulteriore conseguenza della crisi russo-ucraina.

Questa eventualità, insieme al rischio d’aumento dei prezzi dei generi alimentari legato sia al blocco attuale delle importazioni dei paesi interessati dal conflitto, che alla probabile interruzione nella produzione di grano in Ucraina, è alla base degli acquisti di massa cui si sta assistendo negli ultimi giorni, in Italia come in altri paesi europei.

Di conseguenza giunge l’appello della Coldiretti ed altre associazioni di categoria, le quali rassicurano i consumatori al fine di evitare l’assalto ai supermercati e ai mercati alimentari, presi dal timore di un possibile aumento dei prezzi di questi prodotti, poichè in questo modo si rischia di mandare in affanno prima del tempo un settore che già attraversa un momento di precarietà.

Francesca Nardella
Studentessa della Facoltà di Interpretariato e Traduzione
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