giovedì, 21 Novembre 2024
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Se è “occidentale” è illegale: l’Iran contro chi possiede cani e gatti

Le foto di famiglia accanto ai propri animali sono ormai un lontano ricordo per la popolazione iraniana, che teme l’introduzione di una legge che complicherebbe ulteriormente la vita dei proprietari

In Iran, chi possiede un animale domestico sa di correre un grande rischio. Nella capitale, Teheran, anche una semplice passeggiata col proprio cane è punibile con l’arresto e questo perché, come ha di recente affermato la polizia locale, si tratta di un reato. La BBC riporta che questo atteggiamento intransigente viene giustificato per “proteggere la sicurezza del pubblico”, aggiungendo che il parlamento iraniano sta discutendo una legge volta a limitare il possesso di animali in tutto il paese.

La proposta includerebbe l’obbligo per i proprietari di un permesso speciale e una multa di un minimo di circa 800 dollari (circa 790 euro) per “l’importazione, l’acquisto e la vendita, il trasporto e la detenzione” di alcune specie, tra cui gatti, tartarughe, conigli e, persino, coccodrilli.

L’emittente britannica ha raccolto la testimonianza di Payam Mohebi, presidente dell’Associazione veterinaria iraniana, che ricorda come di questo argomento si discuta in tutto il paese da oltre dieci anni, quando per la prima volta si è considerato di imporre la confisca di tutti i cani per chiuderli negli zoo o abbandonarli nel deserto.

Parliamo dell’Iran, il primo stato ad aver introdotto in Medio Oriente forme di tutela del benessere degli animali, ma che, dalla rivoluzione islamica del 1979, ha progressivamente azzerato qualsiasi passo avanti fino a quel momento. Come la vita degli iraniani ha dovuto sopportare grandi cambiamenti, così anche quella dei loro compagni a quattro zampe, considerati simboli di uno stile “occidentale” che il regime intende contrastare in ogni modo.

Alla BBC, il dottor Ashkan Shemirani, veterinario di Teheran, ha svelato l’esistenza di prigioni per gli animali sequestrati, luoghi da cui ha detto provenire “molte storie dell’orrore”, aggiungendo anche che quelli fossero “tenuti per molti giorni in aree aperte, senza cibo o acqua a sufficienza, mentre i proprietari hanno dovuto affrontare ogni tipo di problema legale”.

Anche la crisi economica e le sanzioni hanno contribuito ad esacerbare una situazione già di per sé particolarmente infelice. Infatti, per più di tre anni non è stato importato cibo per animali per preservare le riserve di valuta estera del paese e ciò ha costretto la popolazione a ricorrere al mercato nero. Il prezzo di questi prodotti è tuttora molto alto e la legge non farebbe che rendere praticamente impossibile per le persone mantenere o pensare di poter adottare un cucciolo in un paese il cui nome è da sempre associato ai gatti persiani, la più raffinata razza di felini, originaria proprio dell’Asia Minore.

Elena Consuelo Godi
Studentessa della facoltà di Economia e management internazionale
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