domenica, 24 Novembre 2024
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Attentato a Bruxelles: quale nesso tra fondamentalismo islamico e il calcio?

L'attentato a Bruxelles avvenuto lo scorso 16 ottobre ha avuto luogo ancora una volta in uno stadio. Il legame tra islam radicale e calcio è complesso e contradditorio: importante per la jihad ma opera del demonio se crea animosità

L’attentato terroristico ha nuovamente sconvolto il mondo del calcio, riporta la BBC. La notte del 13 novembre 2015, a Parigi, prima degli spari sui tavolini dei ristoranti e dell’attacco al Bataclan, si è verificato l’attacco allo Stade de France durante l’amichevole Francia-Germania. Rimarranno per sempre impresse nella mente le immagini che ritraggono la sorpresa dei giocatori e degli spettatori al boato del primo kamikaze che si è fatto esplodere all’esterno dello stadio di Saint Denis, causando la morte dell’autista Manuel Dias, mentre il presidente François Hollande veniva scortato fuori dallo stadio mentre la partita continuava per ragioni di ordine pubblico.

L’attacco di lunedì sera a Bruxelles ha preso di mira ancora una volta uno stadio, il Roi Baudouin, un tempo Heysel, già tristemente noto per la tragedia del 1985 (i 39 morti di Juventus-Liverpool). In questa occasione, i giocatori svedesi e belgi hanno rifiutato di continuare la partita dopo l’intervallo, quando hanno appreso dell’uccisione di due tifosi svedesi di 60 e 70 anni da parte del terrorista tunisino Abdesalem Lassoued. La partita è stata interrotta e gli spettatori sono rimasti confinati nelle tribune fino alle prime ore del mattino, quando la polizia belga li ha poi accompagnati negli alberghi.

La relazione tra il fondamentalismo islamico e il calcio è complessa e contraddittoria. Il sito salafita Dammaj, con sede nello Yemen, sostiene che il calcio è accettabile solo se mira ad allenare il fisico per la jihad, ma lo considera invece una detestabile opera del demonio” quando crea divisioni tra squadre e assimila i musulmani ai non credenti.

Abdesalem Lassoued, il terrorista di Bruxelles, sfugge all’ammonimento, nonostante indossasse una kefiah mediorientale bianca e rossa, e una maglietta dell’Ajax, squadra di calcio di Amsterdam nel primo dei due video in cui rivendica l’attentato, riporta il Corriere della Sera. Secondo il noto giornalista britannico Simon Kuper, i terroristi sono da lungo tempo affascinati dal calcio, poiché per loro rappresenta più di un semplice passatempo. Nel saggio Football Against the Eenemy, Kuper osserva che per gli estremisti islamici, partecipare a una squadra di calcio creerebbe un legame maschile simile a quello che si forma facendo parte di una cellula del terrorismo islamico. In entrambi i casi, i giovani uomini sviluppano un atteggiamento di ostilità condivisa verso il mondo.

Il contrasto irrisolto tra il calcio come simbolo della dannazione occidentale e allo stesso tempo fonte di un fascino irresistibile è evidenziato dalla figura di Osama Bin Laden, il quale, secondo la leggenda, era un appassionato tifoso dell’Arsenal. Durante il suo soggiorno londinese nel 1994, si dice che Bin Laden abbia frequentato lo stadio per ben quattro volte, tanto che dopo gli attacchi dell’11 settembre, uno dei cori più goliardici e di pessimo gusto degli ultras era “Osama Osama, si nasconde a Kabul, ama l’Arsenal”. Tralasciando il contesto del terrorismo, l’investimento di miliardi di dollari nel calcio da parte dei Paesi del Golfo, come Qatar, Emirati Arabi e Arabia Saudita, sembra aver messo da parte la concenzione di impurità del calcio. Su TikTok, tuttavia, alcuni giovani musulmani francesi diffondono foto del loro idolo Karim Benzema, ormai stella nel campionato saudita, con le ginocchia coperte in segno di rispetto per le restrizioni religiose. Le gambe nude sono pixelate, nascoste tra gli short e i calzettoni.

https://www.corriere.it/esteri/23_ottobre_17/attentato-bruxelles-islam-radicale-calcio-che-cosa-c-entrano-f811ccec-6cfd-11ee-8916-b147ab1385f6.shtml
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