Secondo il Guardian, la popolazione italiana sta calando da anni, come dimostrato dai dati Istat pubblicati ad aprile del 2023, che rivelan che nel 2022 la popolazione residente si è ridotta di 179mila persone, ovvero dello 0,3 per cento. Le morti superano le nascite che l’anno scorso sono scese per la prima volta sotto le 400mila. Anche le scuole hanno visto una diminuzione delle richieste, infatti secondo il sito d’informazione Tuttoscuola, dall’anno scolastico 2014-2015 in Italia sono state chiuse 2600 scuole dell’infanzia e primarie. Il numero degli studenti è in continuo calo, tant’è che le previsioni dicono che quest’anno gli alunni saranno 127mila in meno rispetto all’anno precedente.
L’”indice di sostituzione”, ossia il tasso di fecondità che permette alla popolazione di rimanere stabile, dovrebbe essere di 2,1 ma in Italia è di 1,24 e in regioni come Basilicata e Sardegna scende, rispettivamente, all’1,09 e allo 0,95. Inoltre, le stime dicono che la popolazione italiana passerà dagli odierni 59 milioni di persone a poco meno di 48 milioni entro il 2070. Dato che il sistema pensionistico ha bisogno di nuovi contribuenti per finanziarsi, questo squilibrio demografico produrrà un grave problema economico e le uniche soluzioni sembrano essere un aumento delle tasse o il taglio delle pensioni.
Secondo i demografi, però, ci potrebbero essere altre soluzioni, infatti secondo Francesco Billari, rettore e professore di demografia dell’università Bocconi di Milano, esiste una correlazione positiva tra la partecipazione al mercato del lavoro femminile e la natalità; difatti egli afferma: «nei paesi e nelle regioni con un mercato del lavoro più attento alla parità di genere, la natalità è più alta». Invece secondo la sociologa Chiara Saraceno, uno dei grandi paradossi della situazione italiana è dato dal fatto che il tasso di natalità sia basso proprio perché la famiglia è predominante e ci si aspetta da essa solidarietà dal punto di vista economico e dell’assistenza, ma è un meccanismo che sovraccarica le famiglie e riduce l’autonomia delle giovani generazioni. È importante, dunque, convincere gli italiani che il problema del crollo delle nascite non è né di destra né di sinistra e riguarda tutto il Paese. Forse solo a quel punto l’inverno demografico dell’Italia lascerà il posto a una primavera.