giovedì, 21 Novembre 2024
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Pakistan: 1.7 milioni di rifugiati afghani a rischio espulsione

Il governo pakistano ha iniziato l’espulsione di tutti gli stranieri non regolari. A rischio più di un milione di rifugiati Afghani. La comunità internazionale si dice preoccupata per il futuro delle persone costrette a tornare in un paese governato dai talebani.

Dal primo novembre, il Pakistan ha iniziato la deportazione di immigrati non in regola, dopo la scadenza dell’ultimatum per lasciare il Paese. La maggior parte sono rifugiati provenienti dall’Afghanistan.

Lo scorso 3 ottobre Islamabad ha emanato un decreto che ordinava a tutti gli stranieri privi di documenti di lasciare il Paese. L’ultimatum era stato fissato per il 31 ottobre, pena l’espulsione forzata. I cittadini originari dell’Afghanistan sono stati i più colpiti dai nuovi provvedimenti. Il Paese ospita, infatti, più di 4 milioni di afghani di cui 1.7 milioni senza ancora nessuna forma di documentazione, secondo le stime del governo Pakistano, come riportato da Internazionale.

Numerosi attivisti e numerose organizzazioni per i diritti umani, tra cui Amnesty International, hanno accusato Islamabad di bersagliare i cittadini afghani e si sono mostrati preoccupati per la condizione di più di un milione di rifugiati – in particolare, di donne, minoranze e giornalisti – che rischierebbero la vita se tornassero in Afghanistan. Sarfraz Bugti, senatore pakistano, ha dichiarato su The Guardian che se l’Occidente era così preoccupato per i rifugiati afghani avrebbe dovuto prendere provvedimenti prima. Anche Amnesty ha lamentato i ritardi degli aiuti, specialmente per quei cittadini che hanno collaborato con gli Stati Uniti prima della caduta di Kabul per mano dei Talebani. Mumtaz Zahra Baloch, portavoce del Ministero degli Esteri, alle preoccupazioni delle organizzazioni non governative per i diritti umani, ha risposto che il decreto non riguarda solo gli Afghani, ma a tutti coloro che non hanno i documenti in regola.

Tuttavia, secondo alcune testimonianze raccolte dal giornale britannico, i rifugiati afghani, sia legali sia illegali, subiscono minacce e violenze da parte della polizia Pakistana già da tempo. Come ha raccontato Saddam, incontrato nel campo di rifugiati di Chaman, città al confine con l’Afghanistan: «Ci hanno perseguitato, arrestato e tormentato. Sono stato costretto a partire per l’Afghanistan. La polizia stava ferendo la nostra dignità con il loro comportamento crudele». Mir Agha, invece, ha raccontato di come sia stato arrestato nonostante fosse stato riconosciuto come rifugiato dall’ UNHCR, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati: «Sono nato e cresciuto in Pakistan. Tutti i miei fratelli sono nati qui. Avevamo i certificati di rifugiato delle Nazioni Unite, ma sono stati strappati dalla polizia dopo che ci hanno arrestato».

Il Pakistan ha per anni accolto i rifugiati Afghani, a partire dall’invasione sovietica del ’79. L’ultima ondata migratoria risale al 2021, quando i talebani hanno ripreso il controllo del territorio. Tuttavia, scontri recenti con gruppi armati afghani hanno esasperato i rapporti tra i due Paesi. Questa escalation di violenza avrebbe quindi portato il governo pakistano ad aumentare le misure di sicurezza ed inasprire le politiche migratorie fino all’espulsione di tutti gli stranieri non regolari, come riportato da Al Jazeera.

Secondo le prime stime pubblicate da Il Post sono 200 mila le persone già rimpatriate in Afghanistan.

Lisia Petrini
Studentessa della Facoltà di Interpretariato e Traduzione
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