giovedì, 28 Marzo 2024
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Gli Stati Uniti difendono il diritto al lavoro della minoranza uigura

Giovedì 24 dicembre, il Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha approvato Uyghur Forced Labour Prevention Act che vieta le importazioni di merci provenienti dalla regione cinese dello Xinjiang, per prevenire il lavoro forzato nei confronti della minoranza musulmana degli uiguri

Secondo l’amministrazione Biden e la comunità internazionale, Pechino ha istituito campi di detenzione, nella regione dello Xinjiang, per la minoranza musulmana degli uiguri, per obbligarli al lavoro forzato

Essendo lo Xinjjiang un’importante regione produttrice di cotone, dato che rifornisce a livello globale gran parte dei materiali per i pannelli solari, per prevenire lo sfruttamento della minoranza musulmana, giovedì 24 dicembre, il Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha firmato l’Uyghur Forced Labour Prevention Act.

Alla base di questa norma, vi è la “presunzione confutabile” che la maggior parte delle merci prodotte nella regione, siano risultato di lavoro forzato. Per questo, all’interno della normativa, è previsto che la produzione dei beni commerciali avvenga rispettando i diritti dei lavoratori e che nel caso contrario, l’importazione venga bloccata.

La normativa è passata al Congresso, la scorsa settimana, solo dopo che i legislatori hanno trovato un compromesso che ha eliminato le differenze tra i disegni di legge presentati alla Camera e al Senato.

Repubblicani e democratici, infatti, in entrambe le Camere, discutono da mesi sulla legislazione uigura: la disputa ha anche complicato l’approvazione della legge annuale sull’autorizzazione della difesa nazionale e ha ritardato la conferma, da parte del Senato, della nomina di alcuni dei candidati ad ambasciatore, inclusa la selezione di Nicholas Burns come ambasciatore americano in Cina.

La Cina continua a negare gli abusi, per questo il portavoce dell’ambasciata cinese a Washington, Liu Pengyu, ha affermato tramite e-mail che «Si tratta di una grave violazione del diritto internazionale e delle norme delle relazioni internazionali e di una grave interferenza negli affari interni della Cina. La Cina la condanna fermamente e la respinge fermamente».

Inoltre, venerdì 24 dicembre, in una dichiarazione il ministero degli Esteri cinese ha espresso «forte indignazione e opposizione risoluta alla legislazione. […] Le affermazioni di ‘lavoro forzato’ e ‘genocidio’ nello Xinjiang non sono altro che menzogne ​​viziose propagandate dalle forze anti-cinesi». 

Nury Turkel, vicepresidente della Commissione statunitense per la libertà religiosa internazionale. Fonte Wikimedia Commons.

Il vicepresidente della Commissione statunitense per la libertà religiosa internazionale, Nury Turkel, ha affermato che l’efficacia del disegno di legge dipenderà dalla volontà dell’amministrazione Biden di garantirne l’applicazione, soprattutto quando le aziende chiedono deroghe. Infatti, ha affermato che «La possibilità che non venga pienamente attuata è una delle mie principali preoccupazioni.[…] Se questo non sarà pienamente attuato, sarà una leva morta, proprio come la Convenzione sul genocidio».

Il segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha affermato che l’approvazione della legge da parte di Biden ha sottolineato «l’impegno degli Stati Uniti nella lotta al lavoro forzato, anche nel contesto del genocidio in corso nello Xinjiang. […] Il Dipartimento di Stato si è impegnato a lavorare con il Congresso e i nostri partner interagenti per continuare a contrastare il lavoro forzato nello Xinjiang e rafforzare l’azione internazionale contro questa clamorosa violazione dei diritti umani».

Inoltre, giovedì 23 dicembre, il governo degli Stati Uniti ha colpito dozzine di aziende cinesi applicando sia restrizioni sugli investimenti, sia sulle esportazioni: tra queste troviamo, il principale produttore di droni DJI, con l’accusa di complicità nell’oppressione degli uiguri.

Laura Ponte
Studentessa della Facoltà di Investigazione, Criminalità e Sicurezza internazionale
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