giovedì, 18 Aprile 2024
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Il Malawi e la persecuzione degli albini

In Africa le persone con albinismo vengono disumanizzate a causa della loro apparenza fisica che li differenzia dalla maggioranza della popolazione

Il Malawi, paese situato nell’Africa occidentale, rappresenta probabilmente il paese più pericoloso al mondo per le persone affette da albinismo.

L’albinismo è un disturbo congenito ereditario che comporta l’assenza o la riduzione di pigmentazione melaninica nella pelle.

Secondo l’ufficio dell’Alto commissario delle Nazioni unite per i diritti umani, conosciuto anche tramite la sigla OHCHR, in molte comunità dell’Africa si ritiene che gli albini siano dotati di poteri magici e di conseguenza si è diffuse la pratica di mutilare alcune parti del loro corpo per “pozioni magiche” e rituali di stregoneria.

Alle persone con questa patologia vengono negati alcuni dei diritti più importanti. A tal proposito, le persone con albinismo non hanno un accesso adeguato all’assistenza sanitaria, ai servizi sociali, all’assistenza legale e all’istruzione. Inoltre, le violenze contro le persone con questa disabilità restano la maggior parte delle volte impunite oppure restano invisibili e non vengono registrate correttamente.

Mercoledì 11 maggio, tre uomini sono stati puniti per aver ucciso una persona con albinismo. I colpevoli sarebbero lo zio della vittima insieme ad altri due uomini i quali hanno confessato il reato. In particolare, i tre uomini di 44, 45 e 71 anni, hanno confessato di aver ucciso l’uomo lo scorso gennaio e sono stati puniti con una sentenza di 155 anni di carcere.

Solo dal 2014, il Malawi ha registrato più di 170 casi di omicidi, molestie e violenza nei confronti di persone con albinismo.

Inoltre, sempre durante questo mese sono state condannati un prete, un poliziotto, un dottore ed altre 9 persone per omicidio di una persona albina. Nel dettaglio, alla denuncia per omicidio se ne aggiungono altre tra cui quella di traffico di esseri umani. L’omicidio di quest’uomo, di nome Masambuka, risale al 2018. La Corte Suprema si riunirà il prossimo 30 Maggio per emettere una sentenza a riguardo.

Alice Spinelli
Studentessa della Facoltà di Interpretariato e Traduzione
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