Giovedì 16 giugno il sindacato generale tunisino del lavoro ha indetto uno sciopero nel settore pubblico contro l’inflazione, per far cedere il governo alle richieste di rivendicazioni salariali e sociali. Un’azione che rafforza la pressione sul potere del Presidente Kaïs Saïed, alle prese con gravi crisi politiche e finanziarie.
Telecomunicazioni, servizi postali, aziende pubbliche del gas, dell’elettricità e dell’acqua, trasporti: lo sciopero riguarderà gran parte dei servizi. In particolare, comporterà la cancellazione dei voli da e per gli aeroporti tunisini e lo stop ai mezzi pubblici (treni, tram e autobus).
Lo sciopero, indetto dal potente sindacato generale tunisino del lavoro, riguarda circa 3 milioni di dipendenti e dovrebbe paralizzare 159 aziende statali.
In una dichiarazione rilasciata mercoledì 17 giugno, il sindacato ha affermato che i lavoratori del settore pubblico “attueranno questo sciopero per difendere i loro diritti economici e sociali dopo che il governo ha esitato di fronte alle loro legittime richieste e alla leggerezza con cui ha accolto la chiamata allo sciopero lanciato lo scorso 31 maggio.”
Il sindacato ha anche rifiutato la “Circolare 20”, che impediva a ministri o direttori di aziende e istituzioni pubbliche di avviare trattative sindacali senza il previo consenso da parte del governo. Questa circolare, adottata lo scorso dicembre, accentua l’inasprimento dei rapporti e la rottura del dialogo tra la presidenza e i sindacalisti. I nuovi negoziati di lunedì 13 giugno sono falliti, portando il sindacato a indire lo sciopero.