venerdì, 26 Aprile 2024
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Tunisia: Kais Saied è un leader democratico?

La Tunisia è la patria delle primavere che hanno sconvolto il mondo arabo e dopo una decade di democrazia, il paese vede nuovamente il potere incentrato nella mani di un unico uomo forte

Le rivolte che hanno avuto luogo in nord Africa nel 2011, passate alla storia con il nome di “primavere arabe”, sono iniziate in Tunisia in seguito alla morte del giovane venditore ambulante Muhammad Bouazizi dopo essersi dato fuoco in segno di protesta contro le condizioni economiche in cui verteva il paese.

Nel gennaio 2011, il Presidente della Repubblica Ben Alì rassegna le dimissioni e lascia la Tunisia a causa delle rivolte.

Inizia così quella rivoluzione che nei mesi a seguire si protrarrà per tutto il nord Africa.

Le prime elezioni libere si sono svolte nel paese, il 23 ottobre 2011, dopo 23 anni e hanno visto la formazione di un governo democratico composto dal partito laico di Marzouki e da al-Nahda, il partito islamico moderato.

Alle successive consultazioni popolari, tenutesi nel 2019, Meshishi, già leader della Fratellanza Musulmana, diventa primo ministro e il professore di diritto costituzionale Kais Saied Presidente della Repubblica. 

L’eccezione tunisina, ovvero la teoria secondo la quale possono coesistere democrazia e Islam, viene messa in crisi nel 2021 quando il caos politico, aggravato dalla crisi sociale e sanitaria, porta ad un colpo di mano del Presidente.

Secondo quanto riportato dalla BBC, Saied è stato accusato, dal primo ministro Mechichi e dai principali partiti politici tunisini, di aver inscenato un colpo di stato quando, il 25 luglio 2021, ha sospeso l’Assemblea Nazionale e la Costituzione.

Il Capo di Stato ha applicato l’art.80 della carta fondamentale, che prevede lo stato d’emergenza, senza l’approvazione della Corte Costituzionale sospesa da sei anni a causa dell’inoperatività del sistema legislativo e del marcato clientelismo della politica tunisina.

Il Presidente sostiene di aver agito in nome del popolo e secondo quanto emerso dal sondaggio, riportato dalla BBC, di Michael Robbins, direttore di Arab Barometer, una rete di ricerca con sede presso l’Università di Princeton, gli arabi preferiscono un leader forte alla democrazia.

Saied ha promesso, nel 2021, che la situazione politica sarebbe rimasta tale fino al ritorno della pace sociale in Tunisia e il 17 dicembre 2022 ha permesso nuove elezioni.

La chiamata alle urne ha visto un’affluenza del 9% della popolazione, dato che dovrebbe indicare la delusione nei confronti della politica da parte dei cittadini.

Ad aggravare le condizioni del paese si aggiunge la crisi economica che vede in aumento inflazione e disoccupazione e in calo il valore della moneta tunisina, secondo quanto riportato dalla BBC.

Il Presidente ha addossato la colpa della crisi alla corruzione dei partiti e ha promosso una Costituzione che diminuisce il ruolo di questi ultimi, inoltre, ha incoraggiato i cittadini a candidarsi autonomamente.

Tuttavia Sarah Yerkes, ricercatrice presso il Carnegie’s Endowment for International Peace, ha spiegato ai microfoni della BBC che la democrazia in Tunisia non è a rischio in quanto è ancora concessa la libertà di stampa e di associazione.

Saied ha giustificato le proprie azioni sostenendo che ha avuto bisogno di maggiori poteri per combattere il ciclo di paralisi politica e di decadimento economico in cui stanziava la Tunisia.


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