martedì, 23 Aprile 2024
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Burkina Faso: Ibrahim Traore è il nuovo capo di Stato

Dopo il golpe militare del 30 settembre scorso, il capitano Traore ha sostituito il Presidente Damiba alla guida del Paese saheliano

La TV di stato ha annunciato che Ibrahim Traore è il capo del nuovo governo militare che avrà come priorità la garanzia dell’indipendenza nazionale e della continuità dello Stato.

Traore, capitano dell’esercito burkinabé, è stato acclamato dalla folla a Ouagadougou dopo giorni di violenza che avevano portato al rovesciamento di Paul-Henri Damiba, anch’egli militare, accusato di non avere raggiunto gli obiettivi securitari accordati con l’esercito.

La presa del potere manu militari non è una novità in Burkina Faso – si tratta infatti del secondo golpe nel giro di un anno – e rappresenta uno schema assai diffuso nell’Africa occidentale.

In una regione in fermento, in cui il monopolio della forza legittima è diviso tra milizie locali, esercito e attori esterni, la presa di potere di Traore viene vista come ulteriore fattore di destabilizzazione.

Non sono mancate infatti le condanne da parte dell’Unione Africana e della Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale (ECOWAS), i cui delegati sono giunti in Burkina Faso per intavolare trattative sulla transizione democratica.

Come riporta Reuters, l’ECOWAS terrà aperto il dialogo con i golpisti solo se si impegneranno a fissare le elezioni nel Paese entro due anni.

I burkinabé, tuttavia, sono ormai sfiduciati verso le istituzioni democratiche, considerate deboli e incapaci di garantire loro la sicurezza dai gruppi jihadisti e l’accesso alle risorse di base.

La scommessa sugli uomini forti, di cui Traore è l’emblema, è il motivo per cui la società civile ha approvato silenziosamente o in alcuni casi acclamato il nuovo governo militare sperando in un miglioramento della situazione securitaria.

La mancanza di fiducia verso la democrazia è frutto non solo di dinamiche endogene, ma, come sottolinea Jeune Afrique, della debolezza delle strategie di stabilizzazione e di sviluppo da parte delle potenze internazionali, prima tra tutte la Francia, il cui lascito coloniale ha lasciato una grande impronta nel Paese.

Proprio per queste ragioni, a seguito del golpe, un gruppo importante dei burkinabé filo-golpisti ha assaltato l’ambasciata francese e alcune attività commerciali, al grido di “fuori la Francia”.

Come riporta al-Jazeera, la nuova giunta militare ha accusato la Francia di supportare alcune proteste contrarie al nuovo regime scoppiate nella capitale. La ex potenza coloniale avrebbe accolto il Presidente Damiba, una volta deposto. La Francia, dal suo canto, nega la veridicità di queste informazioni e dichiara di non essere intervenuta negli scontri.

Il Presidente Damiba, scappato in Togo, avrebbe invece trovato un accordo con la giunta pochi giorni dopo il golpe. Damiba si sarebbe garantito l’incolumità in cambio della non interferenza nella leadership di Traore.

Speculazioni sull’interferenza di altri attori esteri, invece, sono state sollevate dagli Stati Uniti. La presenza di bandiere russe e gli slogan “Lunga vita alla cooperazione Russia-Burkina Faso” farebbero pensare ad una collaborazione tra l’esercito e il gruppo Wagner. Se così fosse, l’interventismo russo nel Sahel si allargherebbe anche al Burkina Faso, con il rischio di ulteriore destabilizzazione e autoritarismi nell’area.

Sara Oldani
Studentessa di Investigazione, criminalità e sicurezza internazionale
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