mercoledì, 4 Dicembre 2024
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Perù: la dichiarazione dello Stato di Emergenza per il vulcano Ubinas

Le esplosioni del vulcano Ubinas destano preoccupazioni alla popolazione e alle autorità, in quanto c'è rischio di intossicazione

Una pioggia di cenere da martedì 4 luglio ha messo in pericolo almeno 2000 persone nel sud del Perù, nella regione di Moquegua. Si tratta di Ubinas, il vulcano più attivo tra le 400 strutture vulcaniche presenti nel paese andino. La cenere, dalla prima esplosione, è stata dispersa in un raggio di 10 chilometri in due giorni e ciò ha destato preoccupazione nei villaggi a causa dell’odore di combustibile bruciato, ma anche nelle autorità.

L’ultima volta che il vulcano ha mostrato la sua attività è stata nel luglio del 2019. Le esplosioni durarono tre mesi e sorpassarono il cratere di otto metri, disperdendosi nel raggio di 250 chilometri. Mentre, per questa volta, l’Istituto Geofisico del Perù ha affermato che non si può precisare il suo termine e la sua reale entità, secondo quanto riporta El País.

Tuttavia, mercoledì 5 luglio il Consiglio dei Ministri ha approvato la dichiarazione dello Stato di Emergenza per 60 giorni, coinvolgendo Coalaque, Chojata, Ichuña, Lloque, Matalaque, Ubinas e Yunga. Il documento giustifica anche la decisione, affermando che «la capacità di risposta del governo regionale di Moquegua è stata superata, rendendo necessario l’intervento tecnico e operativo delle entità governative».

La misura messa in atto consentirà al governo di attuare azioni immediate affinché il rischio possa essere ridotto. «Il compito centrale del governo è proteggere la popolazione», ha sottolineato il premier Alberto Otárola. Effettivamente, nella zona particolarmente soggetta a rischio, le lezioni sono state sospese in tredici scuole.

L’esigenza principale è quella di proteggere i cittadini, dove accoglierli e quindi in quale luogo potranno essere evacuati.

L’ostello di Sirahuaya, situato a 12 chilometri dal cratere, è stato individuato dalle autorità come possibile rifugio, ma non è più operativo dalla sua creazione nel 2019, quindi è una lotta contro il tempo.

I cittadini non sono d’accordo. «L’ostello di Sirahuaya sono piccoli moduli dove entra un letto, ma non c’è acqua, scarico o luce. Tra morire lì o morire qui, si preferisce morire a casa», ha detto una vicina del distretto di Ubinas, al quotidiano El Comercio.

Le conseguenze previste dagli esperti non possono essere sottovalutate. Diversi vulcanologi hanno avvertito che la cenere vulcanica, essendo altamente tossica, avrà un grave impatto sull’agricoltura, sul bestiame e, naturalmente, sull’ambiente.

Il servizio Nazionale di Meteorologia e Idrologia del Perù ha previsto che tra giovedì 6 luglio e sabato 8 luglio le dispersioni delle cenere si sposteranno verso la regione di Arequipa.

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