Lo scorso lunedì 7 novembre, Nicolás Maduro è stato visto conversare in tono scherzoso con il presidente francese Emmanuel Macron nei corridoi della COP27, nella città egiziana di Sharm El Sheikh. Il giorno successivo sembrerebbe aver avuto un dialogo informale con il Primo Ministro del Portogallo, Antonio Costa, e salutato calorosamente il democratico John Kerry, Segretario di Stato sotto Barack Obama.
Negli ultimi anni, il presidente venezuelano ha resistito a un’offensiva diplomatica guidata dagli Stati Uniti e, nonostante la precaria situazione economica e sociale del Paese, è rimasto alla guida del governo chavista ed è ora favorito dal nuovo contesto politico regionale.
In pochi mesi l’America Latina ha subito, grazie alla celebrazione di elezioni presidenziali in vari paesi della regione, un’oscillazione verso sinistra: si pensi al Messico con López Obrador, alla Colombia con Petro, al Cile con Boric, o all’Argentina con Fernández.
A differenza dei governi precedenti, la posizione dei Presidenti non è così dura nei confronti di Caracas e, anzi, sembrerebbero aperti al confronto per cercare una soluzione negoziale alla crisi politica del Paese. Anche gli Stati Uniti, sotto la guida di Joe Biden, hanno mostrato di credere in questo processo di negoziazione con il Chavismo e sembrerebbero disposti ad allentare la pressione sulle sanzioni.
Nell’atmosfera rilassata della Conferenza per il clima, il presidente venezuelano si è concesso di avvicinare i giornalisti e ha dichiarato che nel 2023 si terrà un vertice sull’Amazzonia per ottenere sostegno e finanziamenti per la riforestazione.
La settimana scorsa, in occasione di un incontro con il presidente colombiano Gustavo Petro a Caracas, Maduro aveva, a questo proposito, proposto di rilanciare l’Organizzazione del Trattato di Cooperazione Amazzonica, sapendo che Petro sta cercando di creare un fondo comune per la protezione della foresta pluviale. Tuttavia, mentre Petro sostiene la rinuncia al consumo di combustibili fossili, Maduro ha bisogno del petrolio, essendo questo la principale fonte di finanziamento della sua economia.
Alla domanda dei giornalisti sull’Esercito di Liberazione Nazionale, ha risposto: “Me lo chiedete a Caracas, non qui”, secondo quanto riporta El País. Tuttavia, a Caracas, sempre in occasione dell’incontro con il presidente colombiano, i due leader si siano ritirati subito dopo la conferenza stampa, senza accettare domande dai giornalisti.
Grazie al riavvicinamento con il presidente Petro, un leader che attualmente gode di popolarità internazionale, Maduro ha riacquistato una discreta legittimità, ma non senza condizioni: Washington e Bogotá gli chiedono di entrare a far parte di organismi di controllo regionali, come il Sistema Interamericano per i diritti umani.
Nonostante molti si pronunciano scettici sull’efficacia di una negoziazione con il Presidente, per coloro che hanno fiducia nel negoziato, portare Maduro su posizioni liberali e democratiche rappresenta un primo passo sulla via d’uscita dalla crisi venezuelana.