giovedì, 21 Novembre 2024
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Siria: gli Stati Uniti lanciano una rappresaglia in risposta all’attacco contro una base americana

Il Pentagono ha lanciato attacchi aerei in risposta all'uccisione di un contractor statunitense per mezzo di un drone. I funzionari americani ritengono i militanti affiliati all'Iran responsabili

Lo scorso giovedì un drone ha colpito una postazione militare statunitense in Siria, uccidendo un contractor americano. Inoltre un secondo contractor e alcuni membri delle truppe americane sono rimasti feriti. Il Pentagono ha deciso di rispondere con attacchi aerei di rappresaglia, secondo quanto riportato dal The Washington Post.

Alcuni soldati americani sono stati assistiti sul posto, mentre altri e un contractor sono stati evacuati in strutture mediche in Iraq per ulteriori cure. Tutti sono in condizioni stabili, ha dichiarato un funzionario statunitense, parlando in condizioni di anonimato, perché la questione è considerata altamente sensibile.

Il Pentagono, facendo riferimento a una valutazione dell’intelligence statunitense, ha dichiarato che il drone è di origine iraniana. Il velivolo ha colpito un impianto di manutenzione all’interno di una base militare nei pressi di Al-Hasakah, una città nel nord-est della Siria, secondo quanto riportato in un comunicato stampa distribuito giovedì sera.

Il Segretario alla Difesa Lloyd Austin ha affermato che le forze statunitensi hanno effettuato attacchi aerei contro strutture affiliate al Corpo delle guardie della rivoluzione islamica (IRGG) dell’Iran nella Siria orientale.

Austin ha dichiarato di aver autorizzato gli attacchi di rappresaglia su indicazione del Presidente degli Stati Uniti. «Come ha chiarito il Presidente Biden, adotteremo tutte le misure necessarie per difendere il nostro popolo e risponderemo sempre in un momento e in un luogo di nostra scelta. Nessun gruppo colpirà le nostre truppe impunemente», ha affermato Austin secondo quanto riportato da Al Jazeera.

Gli attacchi aerei di rappresaglia sono stati effettuati da jet da combattimento F-15. Il comunicato del Pentagono ha descritto il contrattacco come «volto a proteggere e difendere il personale statunitense». L’azione, definita “proporzionata”, ha avuto l’obiettivo di «limitare il rischio di escalation e minimizzare le vittime».

Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani (SOHR), sei combattenti sostenuti dall’Iran sono stati uccisi negli attacchi nella città orientale di Deir el-Zor. Le identità dei morti e dei feriti non sono state rese note.

Il generale Michael Kurilla, in qualità di capo del Comando Centrale degli Stati Uniti, supervisiona tutte le attività militari americane nella regione. Kurilla ha dichiarato alla Commissione per i servizi armati della Camera che l’Iran ha lanciato 78 attacchi contro le posizioni statunitensi in Siria dal gennaio 2021.

«Il progresso delle capacità militari iraniane negli ultimi 40 anni non ha eguali nella regione; infatti, il Corpo delle guardie della rivoluzione islamica di oggi è irriconoscibile rispetto a soli cinque anni fa», ha dichiarato il generale ai legislatori.

Irene Iannotta
Studentessa della Facoltà di Scienze della Politica e delle Dinamiche Psico-Sociali
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