venerdì, 19 Aprile 2024
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Arte e lotta al cambiamento climatico: che legame hanno?

Nelle ultime settimane alcuni attivisti per il clima hanno imbrattato delle opere d’arte, in Germania e in Inghilterra

Ultimamente le opere d’arte sono tornate a essere prese di mira dagli attivisti che vogliono attirare l’attenzione per svariate cause, in particolare il cambiamento climatico.

Nell’ultimo mese, il primo quadro ad essere stato imbrattato dagli ambientalisti è stato “I Girasoli” di Van Gogh, alla National Gallery di Londra. 

Due ragazze del gruppo ambientalista Just Stop Oil hanno gettato della salsa di pomodoro su una delle opere più famose di Van Gogh. Le due attiviste hanno poi incollato ciascuna una mano alla parete cui era appeso il quadro, sostenendo che l’iniziativa era per sensibilizzare il governo britannico su alcuni provvedimenti riguardo l’ambiente e la lotta al cambiamento climatico.

Il quadro, in quanto ricoperto da una lastra di vetro, non ha subito danni. Le due ragazze, invece, sono state arrestate poco dopo l’atto.

Le immagini e i video della dimostrazione sono diventati immediatamente virali, suscitando l’indignazione di molti. Di fatti, imbrattare un’opera d’arte per portare avanti istanze, nonostante alcune di esse siano molto importanti come quella per l’ambiente, non è una scelta facilmente condivisibile.

Qualche giorno dopo, a Postdam, due attivisti del gruppo ambientalista tedesco Letze Generation hanno imbrattato con del purè di patate il quadro di Monet “I Covoni”, al Museo Barberini.

Anche in questo caso, non vi sono stati danni per l’opera, perché ricoperta da una lastra di vetro.

Dopo aver gettato il purè sul quadro, gli attivisti si sono incollati una mano ciascuno alla parete spiegando il motivo della loro protesta, similmente a quanto successo a Londra.

Nel video dell’imbrattamento una dei due attivisti urla a gran voce: «La gente è affamata, ha freddo, muore. E tutto ciò di cui siete preoccupati sono una salsa di pomodoro o un purè su un quadro. Sapete per cosa sono preoccupata io? Sono preoccupata perché la scienza ci dice che non potremo dare da mangiare alle nostre famiglie nel 2050».

In generale, atti dimostrativi di questo tipo suscitano grande interesse, ma spesso per motivi diversi da quelli sperati dagli attivisti. Nel caso de “I Girasoli” e “I Covoni”, si è parlato solamente dei rischi dei quadri e delle conseguenze per gli attivisti, mentre i temi della preservazione dell’ambiente e del cibo sono rimasti in secondo piano nel dibattito pubblico.

Sul Washington Post, il critico d’arte Philip Kennicott ha ricordato che gli atti svolti finora sono stati simbolici e non destinati a distruggere opere d’arte, anche se diventando più comuni potrebbero aumentare i rischi di azioni più drastiche, che potrebbero rovinare irreparabilmente un quadro, una scultura o un’installazione.

Il critico ha concluso affermando che: «lanciare dalla salsa di pomodoro a un Van Gogh non mi farà sentire più appassionato al salvataggio del nostro pianeta, né mi aiuterà a pensare in modo più pragmatico a che cosa dovremmo fare. Ma capisco perché i giovani, avendo davanti lo scenario della loro stessa distruzione, cerchino un modo per farsi notare per dirci: smettiamola di buttare via tutto quanto».

Sara Grilli
Studentessa della Facoltà di Interpretariato e Traduzione
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