mercoledì, 4 Dicembre 2024
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Solar mamas: la storia delle donne guatemalteche che studiano ingegneria per portare elettricità alle loro comunità

L'organizzazione Barefoot College International apre la sua prima scuola in America Latina per formare le donne all'installazione di pannelli solari in un Paese con il 35% di povertà energetica

In un collegio di Chajul, nel dipartimento di Quiché, in Guatemala, grazie al progetto dell’organizzazione Barefoot College International, dieci contadine stanno imparando a creare pannelli solari per portare elettricità alle loro comunità. 

La maggior parte di loro non sa né leggere né scrivere. La più anziana di tutte, Doña Julieta Fernanda Tzoy, 69 anni, vanta timidamente di aver imparato a memoria le vocali nell’unico anno di scuola che ha frequentato da bambina, ma è determinata a far sì che tutti nel proprio villaggio abbiano elettricità ed è pronta ad imparare.

Il Barefoot College International, conosciuto anche come Social Work and Research Centre, è un’organizzazione non governativa nata in India per fornire un tipo di istruzione diversa alle donne che hanno conosciuto solo la campagna e la disuguaglianza. L’attività educativa si rivolge a donne analfabete o illetterate dei villaggi rurali e impoveriti in varie zone del globo, per fornire loro l’istruzione necessaria a diventare un agente catalizzatore del cambiamento a beneficio dell’intera comunità.

Dalla Papua Nuova Guinea a Zanzibar, sono 3.500 le cosiddette “solar mamas”, le donne formate all’ingegneria solare di base in tutto il mondo nell’ultimo decennio. Come riportato da El País, il CEO del Barefoot College International Rodrigo Paris ha affermato: «È una cifra molto importante per far sì che queste competenze raggiungano luoghi così remoti, ma non ancora sufficiente per le sfide che ci attendono».

Nel tentativo di ampliare le competenze, inizialmente insegnate solo nel Paese asiatico, l’ente ha deciso di puntare sull’America Latina. Il Guatemala è stato tra i primi candidati per il suo tasso di povertà energetica, ossia l’incapacità dei suoi abitanti di soddisfare il proprio fabbisogno energetico, e per la concentrazione di popolazioni indigene più numerosa del continente. 

L’organizzazione gode dei finanziamenti del governo indiano, di enti privati e di fondazioni filantropiche come la Fondazione Bill & Melinda Gates e i pannelli solari che aiuta a produrre sono da 70 volt con una capacità di quattro lampadine che possono essere posizionate in base alle esigenze del villaggio. Grazie all’utilizzo di libri prevalentemente grafici per superare lo scoglio dell’analfabetismo, le contadine imparano anche a realizzare lampade portatili che possono essere utilizzate per ricaricare i telefoni cellulari e hanno una durata stimata di venti anni. 

In cinque dei ventidue dipartimenti del Paese, i più rurali e con la maggiore presenza di indigeni, la copertura elettrica non supera il 20%. In queste comunità, molti uomini non vedono il progetto di buon occhio: non capiscono come mai debbano essere le donne a essere istruite e non loro. Secondo quanto riportato da El País, a questo proposito, la responsabile del programma Bárbara Pérez ha dichiarato: «Crediamo che se le donne avessero le stesse opportunità che hanno gli uomini, vivremmo in un mondo migliore. Dobbiamo solo dare loro gli strumenti. Sappiamo che le sfide sono molte, ma lo sono anche le ambizioni, così come i loro desideri e le loro capacità».

Margherita Santoni
Studentessa della facoltà di Interpretariato e Traduzione
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