mercoledì, 24 Aprile 2024
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Cactus peyote: minacciata la pianta usata nelle cerimonie indigene

Usato nelle cerimonie religiose dei nativi, il cactus è minacciato dallo sviluppo del territorio e dall'eccessiva raccolta

All’inizio dell’autunno, i leader della Chiesa nativa americana del Nord America (Nacna) hanno compiuto un viaggio storico a Washington DC per incontrare legislatori, funzionari federali e rappresentanti dell’amministrazione Biden sulla necessità di proteggere il cactus peyote e, con esso, la fede di centinaia di migliaia di nativi.

Secondo quanto riporta The Guardian, il problema riguarderebbe enormi distese di terra, in un’area del Texas meridionale nota come i Giardini del Peyote, brutalmente cancellate dall’aratura massiccia delle radici che rimuove il cactus e distrugge la sua possibilità di ricrescita, mettendo in pericolo una pratica sacra indigena che risale ad almeno 6.000 anni fa.

Ciò che preoccupa gli esponenti della Nacna sull’habitat del peyote è il ruolo che il cactus svolge come medicina sacra. Viene consumato durante le cerimonie di preghiera di guarigione che durano tutta la notte all’interno di un hogan, un edificio tradizionale navajo. La cerimonia può essere indetta in seguito alla malattia di un membro della comunità e prevede canti e tamburi.

Sebbene sia una sostanza ampiamente vietata negli Stati Uniti per i suoi effetti allucinogeni, i nativi possono usare il peyote per scopi religiosi in base all’emendamento del 1994 all’American Indian Religious Freedom Act.

Negli ultimi 50 anni, tuttavia, le aree accessibili per la raccolta del peyote sono diminuite, in parte a causa dello sviluppo del Texas meridionale. Oggi, il cactus rotondo e verde-blu può essere trovato selvatico in una fitta macchia spinosa e sulle colline calcaree principalmente in quattro contee degli Stati Uniti, tutte nel sud del Texas.

Secondo Steven Van Heiden, presidente del Cactus Conservation Institute, «le piante rimaste sono minacciate dallo sviluppo urbano, dal pascolo e dagli sviluppi delle infrastrutture energetiche, come le turbine eoliche e i progetti per il petrolio e il gas».

La lista delle specie minacciate dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) ha classificato il cactus come vulnerabile a partire dal 2013, affermando che «è molto probabile che questa riduzione sia irreversibile, dato che le piante rimanenti vengono raccolte e sua la rigenerazione è improbabile, pertanto il peyote potrebbe non essere più accessibile ai nativi».

Il rischio riguarderebbe l’accesso alla pianta e non la sua estinzione, dal momento che potranno sempre sussistere luoghi sconosciuti in cui il peyote cresce.

I cactus hanno inoltre una crescita estremamente lenta: impiegano fino a 16 anni per maturare dai semi in natura. La pratica consigliata è aspettare almeno otto anni tra un raccolto e l’altro, in modo che abbiano il tempo per la fotosintesi e la ricostruzine delle riserve nei loro steli sotterranei.

Il Nacna non è l’unico gruppo che lavora per proteggere il peyote. L’Indigenous Peyote Conservation Initiative (IPCI) ha aperto l’anno scorso un vivaio nel Texas meridionale per coltivare il peyote.

In quest’ottica, Nacna ha avviato colloqui con i proprietari terrieri locali, sperando che i proprietari contribuiscano a proteggere l’habitat o almeno li contattino prima dell’aratura delle radici, in modo che i membri di Nacna possano prima raccogliere il peyote.

Martina Tominic
Studentessa della Facoltà di Economia.
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