venerdì, 19 Aprile 2024
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Sudan: secondo il capo dell’intelligence statunitense i combattimenti proseguiranno ancora

La direttrice dell’intelligence degli Stati Uniti, Avril Haines, ritiene che il conflitto in Sudan non si fermerà a breve. Nessuna delle due parti sembra avere incentivi a cercare la pace

Gli Stati Uniti si aspettano che i combattimenti tra i due capi militari in Sudan continuino. Gli attori coinvolti non sembrano avere sufficienti motivazioni per giungere a un accordo di pace.

Lo scorso giovedì 4 maggio, in un incontro al Senato, Avril Haines ha affermato: «Riteniamo che il combattimento in Sudan tra le Forze Armate e le Forze di Supporto Rapido (RSF) si protrarrà ancora. Questo perché entrambe le parti credono di poter vincere militarmente e hanno pochi incentivi per sedersi al tavolo dei negoziati».

«Entrambe le parti stanno cercando fonti di sostegno esterne. Queste, in caso di successo, probabilmente intensificheranno il conflitto e creeranno maggiori ricadute nella regione», ha affermato Haines.

Il massimo funzionario dell’intelligence statunitense ha evidenziato come i combattimenti abbiano esacerbato le già terribili condizioni di vita della popolazione. Questa situazione porta da una parte alla necessità di fornire ingenti aiuti umanitari e dall’altra allo spettro di un cospicuo flusso di rifugiati.  

I combattimenti sono continuati a Khartoum per il ventesimo giorno consecutivo, dopo il fallimento dell’ultimo cessate il fuoco. Entrambe le parti sembrano lottare per il controllo del territorio della capitale prima di ogni possibile negoziato.

Secondo quanto riportato da Al Jazeera, giovedì alcuni dei combattimenti si sono concentrati intorno al palazzo presidenziale. Pesanti bombardamenti si sono verificati anche nelle vicine città di Omdurman e Bahri.

Nel frattempo, le Nazioni Unite hanno sollecitato le fazioni in guerra al fine di garantire il passaggio sicuro degli aiuti umanitari. Durante le settimane precedenti, infatti, sei camion sono stati saccheggiati. Il coordinatore dei soccorsi di emergenza delle Nazioni Unite, Martin Griffiths, spera che si possano svolgere incontri faccia a faccia con entrambe le parti entro i prossimi due o tre giorni. L’obiettivo è ottenere garanzie per il convoglio sicuro degli aiuti.

L’Onu ha avvertito che i combattimenti tra l’esercito e le RSF, scoppiati lo scorso 15 aprile, rischiano di provocare una crisi umanitaria che potrebbe estendersi anche ad altri Paesi. L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) ha affermato che si sta preparando a un flusso di 860.000 persone dal paese nordafricano. Sono stati stanziati altri 445 milioni di dollari al fine di offrire loro il sostegno necessario.

Lo scorso martedì il Sudan ha dichiarato che 550 persone sono morte e 4.926 sono rimaste ferite nel conflitto. Secondo le Nazioni Unite, circa 100.000 persone sono fuggite dal Sudan con poco cibo o acqua verso i paesi vicini.

Irene Iannotta
Studentessa della Facoltà di Scienze della Politica e delle Dinamiche Psico-Sociali
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