domenica, 24 Novembre 2024
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Le reazioni dell’Occidente il giorno dopo l’attacco a Kiev

Il giorno dopo il violento attacco missilistico sul territorio ucraino da parte della Russia, l'Occidente manifesta il proprio sentimento d'indignazione

«Il diritto internazionale proibisce e condanna categoricamente attacchi rivolti a strutture e complessi della città, da cui dipende la vita quotidiana della popolazione». Basterebbe questo virgolettato per sintetizzare quanto precisato dal rappresentante dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani Ravina Shamdasani nella giornata di martedì 11 ottobre a Ginevra, poco più di 24 ore dopo i ripetuti bombardamenti che hanno colpito le principali città ucraine. A suscitare lo scandalo generale sono stati il momento (l’ora di punta di un giorno feriale) e i luoghi prescelti (scuole ed uffici affollati rispettivamente da adulti e bambini). Chiaro è anche l’appello rivolto direttamente alla Russia, a cui viene chiesto di astenersi da qualsiasi altro atto volto a favorire l’escalation di un conflitto che si inasprisce giorno dopo giorno.

L’attacco missilistico ad opera della Federazione Russa non ha mai avuto realmente un obiettivo militare. L’intenzione è, come dimostrato precedentemente, quella di creare maggior panico fra la popolazione ucraina e minacciare, mettendolo sempre più in difficolta, l’Occidente.

Gli ultimi dati riportano la morte di 19 persone e più di un centinaio di feriti fra i cittadini, così come la quasi completa distruzione di abitazioni ed infrastrutture d’importanza vitale, soprattutto tenendo conto dell’inverno ormai alle porte, in quanto riguardanti la rifornitura energetica.

L’emittente pubblica tedesca Deutsche Welle ha raccolto alcune reazioni di noti quotidiani tedeschi che, pur rappresentando teoricamente le voci diffuse nella sola Germania, offrono un quadro più che interessante, variegato e perciò capace di raccogliere idealmente reazioni e riflessioni dell’intero Occidente.

La Frankfurter Allgemeine Zeitung, quotidiano fondato nel 1949 con sede a Francoforte, intitola così il primo articolo pubblicato a seguito del violento e prolungato attacco missilistico sul territorio ucraino: «Putin si vendica dell’esplosioni sul Ponte di Crimea». Con il raid aereo mattutino da lui voluto, Putin si vendica di quanto successo sul ponte che collega la Crimea alla Russia, ricordando all’Ucraina e agli alleati occidentali che il Cremlino dispone di alternative valide e temibili che non si limitano alle armi nucleari. L’autore dell’articolo conclude condividendo la reazione dell’Europa, la quale ha espresso indignazione per quanto accaduto, sottolineando come «il fatto stesso che, nel corso dell’attacco missilistico, la Russia abbia violato lo spazio aereo dello Stato Moldavo, testimonia la totale illegalità che caratterizza le azioni del Cremlino».

Fokus Online, settimanale tedesco di attualità con sede a Monaco di Baviera, afferma come ormai «ci troviamo ad un nuovo livello dell’escalation». La domanda che viene posta è se l’attacco alle città ucraine rappresenti un cambio della strategia militare di Putin oppure solamente una maniera perversa di vendicarsi? Quella in corso viene ritenuta una nuova fase del conflitto, caratterizzata da attacchi violenti e su larga scala, diretti alle infrastrutture del paese aggredito. La previsione è che Il capo del Cremlino non agirà più in modo strategico, bensì istintivo, aggredendo nella stessa misura in cui si sente minacciato. In una situazione simile, i rischi di un utilizzo improprio dell’arsenale nucleare aumentano considerevolmente.

«La vendetta non si è fatta attendere a lungo: L’attacco missilistico evidenzia la disperazione del capo della Federazione Russa». Così invece scrive il quotidiano Südkurier, fondato nel 1945. L’articolo continua, raccontando come fossero state da poco domate le fiamme che vampeggiavano sul Ponte di Crimea quando i missili russi hanno colpito massivamente le principali città ucraine. Alla Russia poco importa se Kiev sia o meno responsabile dell’attacco all’importantissima infrastruttura inaugurata solamente nel 2018 e già gravemente danneggiata: il Cremlino voleva dar propria della propria fermezza e forza, prima ancora che un ponte infuocato potesse diventare simbolo del fallimento di questa campagna militare. La Russia rischia seriamente di perdere tutti quei territori conquistati a partire dal 2014 e mai come ora a Putin inizia a mancare la terra sotto i piedi.

Gianluca Iacobini
Studente di Interpretariato e Traduzione
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