martedì, 3 Dicembre 2024
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La Biennale di Venezia è attesissima dagli artisti degli Emirati Arabi Uniti

Prosegue da più di dieci anni il progetto avviato dal governo degli EAU che, in occasione della Biennale di Venezia, regala a duecento giovani artisti la possibilità di raggiungere l’Italia per uno stage unico nel suo genere

Oltre a rappresentare uno dei più importanti eventi di arte contemporanea al mondo, la Biennale di Venezia ha guadagnato ulteriore prestigio all’estero per l’incredibile possibilità che offre a centinaia di giovani artisti emiratini. Dal 2011, ogni due anni, con il sostegno del Ministero della Cultura e della Gioventù degli Emirati Arabi Uniti, duecento ragazzi hanno l’occasione di trascorrere un mese a Venezia per svolgere uno stage presso il padiglione nazionale alla Biennale.  

Si tratta di un programma pensato esclusivamente per chi, avendo compiuto ventun anni e risultando residenti negli EAU, è appassionato di arte e architettura e sogna di ritagliarsi in futuro uno spazio tutto suo all’interno del settore.

Il paese partecipa alla Biennale dal 2009, quando venne installato un padiglione commissionato dalla Salama Bint Hamdan Al Nahyan Foundation di Abu Dhabi. Nel corso degli anni, questo ha permesso a numerosi artisti di dar prova del proprio talento all’interno della più prestigiosa esposizione d’arte esistente. Tra questi, Mohamed Kazem, pioniere dell’arte concettuale, e Mohamed Ahmed Ibrahim, alle cui opere quest’anno è stata dedicata una mostra.

Nel 2013, a due anni dall’inaugurazione del programma, gli Emirati Arabi Uniti sono diventati la prima nazione del Golfo a vantare una presenza permanente alla Biennale.

Sarah Alagroobi, che giunse a Venezia nel 2011, lavora oggi come Senior Interpretation Specialist al Dipartimento della Cultura e del Turismo di Abu Dhabi e insegna graphic design e fondazioni artistiche presso la Zayed University. «Ho tratto il massimo vantaggio dall’essere in grado di navigare nella sfera dell’arte e di gettare solide basi per il mio percorso professionale» ha dichiarato. Inoltre, l’aver toccato con mano una realtà molto diversa dal suo quotidiano, fatta di idee e confronti alternativi, ha fatto sì che decidesse di portare con sé, al suo ritorno, un po’ di quanto vissuto, contribuendo allo sviluppo della cultura del proprio stato natale. Per questo, ha collaborato con Banat Collective e Samt, due comunità nate per rispondere alla mancanza di spazi per gli artisti e in cui discutere di temi riguardanti la femminilità in regioni del Medio Oriente e Nord Africa.

Anche l’artista Aliyah Al-Awadhi parla di come questo stage abbia saputo cambiarle la vita, raccontando ad Arab News quanto sia importante ampliare i propri orizzonti per chi fa il suo stesso lavoro. «Viaggiare in luoghi diversi e vedere cose diverse ha sempre fatto parte del viaggio degli artisti» ha affermato.

Elena Consuelo Godi
Studentessa della facoltà di Economia e management internazionale
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