sabato, 20 Aprile 2024
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USA-Cina: il primo “faccia a faccia” virtuale

Lunedì 15 novembre alle 19.45 ora di Washington, si è tenuto il primo “faccia a faccia” tra il Presidente americano Joe Biden e il Presidente della Repubblica Popolare Cinese Xi Jinping: è durato tre ore e mezza. Che cosa si sono detti?

Dopo la presidenza di Donald Trump, in cui le relazioni diplomatiche tra Usa e Cina avevano quasi raggiunto il punto di rottura, con l’insediamento alla Casa Bianca di Biden si sono fatti alcuni passi in avanti per provare a riavviareil dialogo.

I primi tentativi di dialogo, alcuni testate giornalistiche come la CNN, li definiscono “infamous“: si ricordi, ad esempio, quando a marzo, durante il vertice di Anchorage in Alaska, il segretario di stato americano Anthony Blinken e il responsabile della diplomazia cinese Yang Jiechi si sono scontrati su tematiche come i diritti civili, usando toni anche molto duri.

Oltre a questo, i rapporti bilaterali tra i due Paesi, fino alla Cop26 si possono riassumere con solo altre due telefonate, una a marzo e una a settembre, tra i capi di Stato.

Qualche giorno prima che terminasse la ventiseiesima edizione della Conferenza delle parti, però, si sono iniziati a vedere i primi cambiamenti di rotta all’interno delle relazioni diplomatiche tra questi due Paesi. 

I due leader, infatti, hanno pubblicato una dichiarazione congiunta in cui si impegnano reciprocamente ad adottare strumenti più idonei alla lotta al cambiamento climatico e ad incontrarsi entro il 2022 per decidere quali azioni concrete intraprendere al fine di contrastarlo.

Si è decisa come data il lunedì dopo la fine della Cop26: l’incontro virtuale si apre tra saluti e affermazioni come quella di Xi Jinping “L’umanità vive in un villaggio globale e insieme affrontiamo molteplici sfide. La Cina e gli Stati Uniti devono aumentare la comunicazione e la cooperazione.

La cooperazione e comunicazione, in accordo con gli analisti, sono state, quanto meno, restaurate: è stata costruita una base per un potenziale, futuro dialogo con meno tensioni e per una relazione più costruttiva e stabile.

A testimonianza di ciò abbiamo l’accordo successivo all’incontro virtuale in base al quale i due Paesi si impegnano sia ad allentare le restrizioni dei visti giornalistici sia di riprenderne il rilascio.

Per quanto riguarda le molteplici sfide, però, non si sono trovati accordi per affrontarle insieme.

Cartina Taiwan. Fonte wikimedia commons.

Questo è dimostrato dal fatto che molte delle questioni che rendono problematico il dialogo tra i due Paesi non sono state risolte: prima tra tutte la questione di Taiwan.

La Repubblica Popolare Cinese vuole annettere al suo territorio Taiwan, isola indipendente in cui il precedente governo nazionalista cinese, nel 1949, è scappato dopo l’instaurazione del regime comunista: insieme agli arcipelaghi circostanti costituisce la Repubblica di Cina.

Subito dopo la fine dell’incontro, sui principali media e social media cinesi è comparso questo titolo: “Biden ribadisce di non sostenere l’indipendenza di Taiwan!”

Biden, invece, sostiene che solo Taiwan possa decidere del suo destino, infatti dopo l’incontro virtuale, il portavoce della Casa Bianca ha detto: “Su Taiwan, il presidente Biden ha sottolineato che gli Stati Uniti restano impegnati nella politica dell’unica Cina e che gli Stati Uniti si oppongono fermamente agli sforzi unilaterali per cambiare il status quo o minare la pace e la stabilità nello stretto di Taiwan.”

Laura Ponte
Studentessa della Facoltà di Investigazione, Criminalità e Sicurezza internazionale
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