mercoledì, 9 Ottobre 2024
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Italia: l’assenza di statue di donne scatena la campagna per il cambiamento

L’associazione Mi Riconosci? ha condotto un’indagine sui monumenti femminili nel territorio italiano e i risultati non sono confortanti: le donne protagoniste sono poche e spesso stereotipate

Il Prato della Valle (Padova) è una delle piazze monumentali più grandi d’Europa con un’area centrale verde, circondata da un piccolo canale, lungo il quale sono disposte 78 statue che rendono omaggio a importanti scienziati, artisti, politici, personalità religiose: sono tutti uomini. È una caratteristica che accomuna l’intero territorio italiano, dove le donne sono notevolmente sottorappresentate nello spazio pubblico. Tuttavia, in alcune città attualmente stanno provando a ristabilire l’equilibrio.

Recentemente, un gruppo di esperti di cultura dell’associazione Mi riconosci? ha svolto un’indagine, rivelando che gli spazi pubblici italiani sono abbelliti da 148 statue: un terzo è collocato in una piazza e un numero minore celebra le donne per i loro successi in campi intellettuali, come la scienza o le arti, ma la maggior parte delle statue onora le donne come madri, mogli, figure religiose o lavoratrici. «Solo un quinto delle donne è ricordato per il suo ruolo in campo intellettuale, i loro meriti sono soprattutto quelli del sacrificio e della cura», ha affermato Ludovica Piazzi, membro di Mi riconosci?

Inoltre, lo studio ha rilevato la tendenza a rappresentare la figura femminile in maniera stereotipata. Il problema è arrivato al culmine lo scorso anno, quando la nuova scultura di La Spigolatrice di Sapri ha suscitato indignazione per il suo abbigliamento volgare. La statua intendeva rendere omaggio alla poesia del 1857 di Luigi Mercantini, in cui una spigolatrice lascia il suo lavoro con lo scopo di unirsi alla rivoluzione antiborbonica nel Regno delle Due Sicilie. Tuttavia, la scelta di ritrarla con un abito trasparente è stata molto criticata: Monica Cirinnà, membro del Senato italiano, l’ha definito «uno schiaffo alla storia e alle donne che sono ancora solo corpi sessualizzati», aggiungendo che «questa statua non parla dell’autodeterminazione della donna, che ha scelto di non andare a lavoro per opporsi all’oppressore borbonico».

In Italia, si stanno compiendo i primi passi per pareggiare lo squilibrio di genere nell’ambito statuario. Infatti, l’anno scorso a Milano, città senza alcuna statua femminile negli spazi pubblici, è stato inaugurato un monumento di Cristina Trivulzio di Belgioioso, una combattente per l’Indipendenza.

Cristina Trivulzio di Belgioioso, Milano. Fonte: Wikimedia Commons.

A Padova due consiglieri sperano di porre fine al regno tutto al maschile del Prato della Valle. Simone Pillitteri e Margherita Colonnello hanno avviato una campagna per collocare nella piazza una statua di Elena Cornaro Piscopia, la prima donna ad ottenere un dottorato di ricerca. Nonostante la piazza volesse celebrare personaggi illustri della città, Cornaro Piscopia non fu selezionata tra questi alla fine diciottesimo secolo, e ancora tutt’oggi ci sono delle obiezioni, definendola un’idea «costosa e bizzarra».

Tuttavia, si confida che il dibattito aumenti la consapevolezza della necessità di una maggiore rappresentanza femminile nello spazio pubblico italiano. Per un Paese che si aggrappa a idee superate riguardo il ruolo delle donne, celebrare i loro successi nell’arena pubblica invierebbe un forte messaggio sulla necessità di cambiamento.

Benedetta Pulcini
Studentessa della Facoltà di Interpretariato e Traduzione
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