giovedì, 25 Aprile 2024
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Prolungata la tregua, ma per lo Yemen è tutt’altro che un periodo di pace

L’estensione del cessate il fuoco tra le principali coalizioni coinvolte nella guerra civile rappresenta una grande possibilità per la popolazione yemenita, anche se la prospettiva di una trattativa di più ampia portata resta ancora un miraggio

Il 2 agosto 2022, il rappresentante speciale delle Nazioni Unite per lo Yemen, Hans Grundberg, ha dichiarato che il cessate il fuoco sarà prorogato di altri due mesi per favorire un accordo tra le forze rivali entro ottobre, ma, soprattutto, per consentire agli aiuti umanitari destinati al paese di raggiungere la popolazione sfinita da sette anni di guerra civile.

Si tratta della terza sospensione bimestrale del conflitto, di cui la prima ad aprile, scaduta a giugno e ulteriormente rinnovata fino all’ulteriore riconferma di questo mese.

Come scrive Al-Jazeera, la decisione ha seguito la conclusione dei colloqui tra una delegazione omanita e alcuni rappresentanti dei ribelli Houthi, tra cui il loro leader, Abdul-Malek al-Houthi, a Sanaa.

I disordini in Yemen risalgono al 2011, quando una serie di rivolte ha portato alle dimissioni del presidente, Ali Abdallah Saleh, e all’avvio della presidenza di Abdrabbuh Mansour Hadi, trascinando lo stato in quella che le Nazioni Unite definiscono la peggior crisi umanitaria del mondo. Come riporta la testata tedesca Der Spiegel, gli sforzi delle organizzazioni presenti sul posto sono diretti a sfamare circa 23 milioni di persone (quasi l’80% della popolazione), di cui 11 sono bambini, in un paese in cui circa 19 milioni di individui sopravvivono senza aver abbastanza da mangiare. Proprio di questa fragilità approfittarono nel 2014 gli Houthi, gruppo armato sciita zaidita, sottraendo porzioni di territorio al controllo del governo.

Sebbene finora qualsiasi tentativo sia fallito, l’impegno delle Nazioni Unite continua ad esser animato dalla volontà di accompagnare il paese attraverso un processo politico che sappia proteggere e tutelare la vita dei cittadini. Lo Yemen, infatti, si trova ancora principalmente in balia dei violenti scontri tra gli Houthi, che mantengono il controllo delle regioni nord-occidentali, e la coalizione a guida saudita che, con l’appoggio di Stati Uniti, Regno Unito, Francia e diversi paesi arabi, nel 2015 è intervenuta per tentare di ripristinare il governo di Hadi, temendo che l’intera nazione potesse trasformarsi in un satellite dell’Iran.

Sempre secondo Al-Jazeera, con la tregua sono ripresi i voli commerciali dalla capitale Sanaa, controllata dai ribelli, verso la Giordania e l’Egitto, mentre le petroliere hanno potuto attraccare nel porto di Hodeida, anch’esso in mano agli Houthi.

Erin Hutchinson, direttore per lo Yemen del Consiglio norvegese per i rifugiati, dà voce alle speranze della comunità internazionale, dichiarando di augurarsi che questa proroga consenta la riapertura delle strade che collegano città e regioni, permetta a un maggior numero di sfollati di tornare alle loro case in sicurezza e garantisca agli aiuti umanitari di raggiungere le persone che sono state troppo a lungo fuori portata a causa delle ostilità.

Elena Consuelo Godi
Studentessa della facoltà di Economia e management internazionale
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