giovedì, 25 Aprile 2024
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Congo, attacco del gruppo M23: almeno 131 morti

Nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo i ribelli del gruppo M23 hanno ucciso almeno 131 civili

Tra il 29 e il 30 novembre nei villaggi di Kishishe e Bambo i ribelli dell’M23 hanno ucciso almeno 131 civili come parte di una campagna di omicidi, stupri, rapimenti e saccheggi, secondo quanto riportato dalla missione MONUSCO, la missione delle Nazioni Unite per la stabilizzazione nella Repubblica Democratica del Congo.

In seguito ad un’indagine sul massacro, la missione MONUSCO ha poi dichiarato che: «102 uomini, 17 donne e 12 bambini sono stati uccisi arbitrariamente con proiettili e altre armi», condannando con la massima fermezza l’indicibile violenza, riporta France24.

Secondo quanto riportato da Al Jazeera, la MONUSCO avrebbe anche richiesto l’accesso ai villaggi per poter dare assistenza umanitaria ai sopravvissuti. Tuttavia, per motivi di sicurezza, l’accesso a Kishishe e Bambo al momento non è possibile.

Dato il rischio elevato di rappresaglie contro i sopravvissuti ancora presenti nella zona, anche per gli investigatori è stato impossibile recarsi nei villaggi colpiti. Di conseguenza, sono stati intervistati circa 50 testimoni e altre fonti di un villaggio vicino, Rwindi, dove sono riusciti a rifugiarsi alcuni dei sopravvissuti.

I testimoni hanno riferito che membri del gruppo M23 hanno saccheggiato proprietà, bruciato case nei villaggi e sparato ai civili.

Il gruppo di ribelli M23, ovvero il Movimento del 23 marzo, è uno degli ultimi movimenti ribelli sostenuti da Ruanda e Uganda. È composto da ex ribelli del Congresso nazionale per la difesa del popolo (CNDP), principalmente Tutsi, reintegrati nell’esercito congolese a seguito di un accordo di pace con Kinshasa firmato il 23 marzo 2009.

Il movimento, che era stato precedentemente sconfitto militarmente nel 2013 dalle Forze armate della Repubblica Democratica del Congo, è riapparso nel corso di quest’anno ed è ora al centro di tutti i dibattiti del paese.

L’M23, già accusato di numerose violenze contro la popolazione civile in diverse città vicino i confini di Rwanda e Uganda, ha negato la responsabilità degli omicidi e chiesto un’indagine completa.

«Il numero delle vittime fornito dalla missione MONUSCO è falso. Abbiamo chiesto che ci fossero ulteriori indagini a Kishishe ma le Nazioni Unite non sono mai arrivate», ha affermato il portavoce del movimento ribelle, Lawrence Kanyka, secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa Reuters.

Nella parte orientale della Repubblica democratica del Congo, operano più di cento gruppi armati diversi, che stanno devastando la regione da circa tre decenni. 

Per questo motivo, diversi paesi hanno inviato truppe nella Repubblica come parte di una task force della Comunità dell’Africa orientale (EAC) per cercare di disarmare i gruppi e portare pace nell’area.

Tuttavia, le trattative di pace tra il governo congolese e il Movimento M23 sembrano ancora non aver trovato una direzione univoca.

Sara Grilli
Studentessa della Facoltà di Interpretariato e Traduzione
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