sabato, 27 Luglio 2024
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Tonga: registrata la più grande eruzione vulcanica degli ultimi vent’anni

Il 15 gennaio 2022 il vulcano sottomarino Hunga Tonga-Hunga Haʻapai ha eruttato, provocando violente onde di più di un metro e la quasi totale scomparsa dell’isola di Hunga Tonga

In seguito all’eruzione vulcanica del Hunga Tonga-Hunga Haʻapai, a 65 chilometri dalla capitale di Tonga Nuku’alofa, gli esperti continuano ad esaminarne le conseguenze. Le immagini riprese dal satellite della NASA confermano che l’eruzione ha raggiunto i 30 chilometri di altezza, diventando così una delle più grandi registrate, di poco inferiore al risveglio del Monte Pinatubo che si ebbe nelle Filippine nel 1991.

Il vulcano, di cui l’isola di Hunga Tonga costituiva la sommità, fa parte dell’arco vulcanico conosciuto come Cintura di Fuoco del Pacifico. In questa zona, la placca tettonica del Pacifico sprofonda sotto la placca indoaustraliana, creando di conseguenza un processo che vede il riscaldarsi della placca discendente. Quest’ultima fonde poi il magma, che risalendo in superficie forma un vulcano. È una zona che si estende per 25.000 chilometri, dal sud del Sudamerica fino all’Alaska e alla Polinesia; in essa si verificano il 90% dei terremoti e vi sono il 70% dei vulcani attivi del mondo.

Andrew Gissing, uno dei responsabili dello sviluppo del sistema di allarme immediato creato dal governo australiano dopo il devastante tsunami del 2004, ha detto del Hunga Tonga-Hunga Haʻapai che «non è chiaro se il vulcano produrrà un’altra grande eruzione o perderà la sua forza, ma è probabile che l’attività continui ancora per qualche giorno».

Animazione dell’eruzione di Hunga Tonga del 2022 registrata il 15 gennaio 2022 dal satellite meteorologico giapponese Himawari-8. Fonte: Japan Meteorological Agency.

Infatti, alla prima eruzione ne sono seguite altre tre in soli quattro giorni. L’analisi dei danni a Tonga non è ancora stato possibile completarla, poiché le emissioni hanno interrotto ogni tipo di comunicazione con l’isola, fino ad oggi possibile grazie solo ad un cavo sottomarino che collega questo arcipelago con le isole Fiji.

Hannah Power, dell’Università di Newcastle (Australia), ha spiegato che a Nuku’alofa si è registrata un’onda di 1,19 metri poco prima che il flusso di dati venisse interrotto. Onde di oltre un metro di altezza si sono osservate sia nelle altre isole della regione che nei luoghi poco distanti, come le coste di tutto il continente americano o l’arcipelago giapponese.

Le autorità si stanno attualmente organizzando per far pervenire l’aiuto necessario a coloro le cui vite sono state colpite dall’eruzione. Tuttavia, questo suscita non poche inquietudini negli isolani, preoccupati prevalentemente di un possibile arrivo del Coronavirus sull’isola. Curtis Tu’ihalangingie, rappresentante di Tonga in Australia, ha infatti spiegato che l’arcipelago fino ad ora non ha registrato casi di Covid-19. «Non vogliamo provocare un’altra ondata, uno tsunami di Covid-19», è stato il suo commento.

Ad ogni modo, alcuni esperti hanno approfittato dell’occasione per sottolineare l’importanza della cooperazione internazionale di fronte a questo genere di fenomeni. Andrew Tuper, consulente della società di prevenzione dei rischi naturali Natural Hazards Consulting ed ex co-direttore del Centro australiano di allarme tsunami, ritiene che «eruzioni come questa aiutano a rafforzare la cooperazione globale in caso di pericolo di ogni tipo». Ha poi aggiunto: «La nostra collaborazione come comunità globale ci permette di gestire questi eventi, incluso l’aiuto ai paesi colpiti. Ma c’è molto altro da perfezionare per affrontare questi pericoli naturali nel miglior modo possibile a livello mondiale».

Valeria Coppola
Studentessa della Facoltà di Interpretariato e Traduzione
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