sabato, 27 Luglio 2024
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La provocazione di Milei: un appello all’Occidente per abbracciare il capitalismo

Nel suo discorso in Svizzera, Javier Milei annuncia il cambio di rotta dell’Argentina e invita gli altri paesi a seguirlo in nome del liberismo.

Il discorso che il neo presidente argentino, Javier Milei, ha tenuto mercoledì 17 gennaio al Forum economico mondiale di Davos può considerarsi un “elogio al capitalismo”. Le sue prime parole, riportate da La Nación, sono infatti «L’Occidente è in pericolo». La presunta minaccia alla quale il presidente fa riferimento è incarnata da «una visione del mondo che conduce inesorabilmente al socialismo e, di conseguenza, alla povertà».

Nella visione di Milei, le politiche collettiviste adottate dalla maggior parte dei governi occidentali, a garanzia della cosiddetta “giustizia sociale”, sono in realtà ingiuste. Questo perché la giustizia sociale impone le tasse, obbliga i cittadini a pagarle; mentre il capitalismo è «giusto e moralmente superiore» e non è il problema ma, al contrario, la soluzione. Di questo, Milei è fermamente convinto e assicura: «nessuno meglio di noi argentini può testimoniarlo», facendo riferimento alle politiche liberiste e non interventiste adottate dall’Argentina nel 1860, che l’hanno portata a classificarsi tra le prime potenze mondiali.

Inoltre, il presidente dà voce alla definizione di “Liberismo” dell’economista argentino Benegas Lynch, secondo il quale i pilastri di tale sistema economico sono: la proprietà privata; la libera concorrenza; il mercato libero dall’intervento dello Stato; la divisione del lavoro e la cooperazione sociale. «L’imprenditore è un benefattore sociale che, lungi dall’appropriarsi della ricchezza altrui, contribuisce al benessere generale» afferma Milei.

Una volta messo in chiaro il cuore del suo discorso, il neo presidente argentino si spinge oltre gli aspetti più prettamente economici, andando ad affrontare un tema molto caldo dei nostri giorni: il femminismo.

Questa tematica, secondo il suo pensiero, è stata portata a galla da un socialismo che, visti i suoi fallimenti in campo economico, si è concentrato su altri «presunti conflitti sociali, nocivi alla vita della comunità e all’economia». La lotta tra uomo e donna sarebbe «ridicola, contro natura» in quanto la “legge liberista” sancisce la parità tra i sessi. Per di più, l’unico apporto da parte dello Stato con l’introduzione dell’«agenda del femminismo radicale» sarebbe un controproducente processo di rallentamento economico, messo in atto attraverso la creazione di ministeri della donna e organizzazioni internazionali a favore della lotta femminista. A sostegno di quanto affermato, Milei, una volta eletto, ha effettivamente provveduto alla cancellazione del Ministerio de la Mujer, precisando che non si trattasse di diritti, ma di privilegi, come riporta la CNN.

Tra le tematiche urgenti dei nostri giorni, il neo presidente affronta anche quella dell’ambiente, ricollegandola alla sua visione liberista del mondo, criticando perciò il controllo dello stato sulla popolazione nel cercare di impedire lo sfruttamento delle risorse naturali, proprie di ogni paese.

Infine, Milei chiude il suo discorso in quella che sembra una via di mezzo tra una richiesta e un invito: ognuno di noi è padrone di ciò che produce e, pertanto, di ciò che possiede. La produzione fa di ogni uomo un benefattore sociale e porta a sua volta un beneficio economico.

Laura Vargiu
Studentessa della Facoltà di Interpretariato e Traduzione
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