sabato, 27 Luglio 2024
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“Russiagate”: perquisizioni nelle sedi del Parlamento europeo

L’indagine riguarda un possibile caso di ingerenza, secondo cui alcuni eurodeputati sarebbe stati pagati per promuovere propaganda russa attraverso il web

Secondo quanto dichiarato dal procuratore nazionale, mercoledì 29 maggio la polizia belga ha perquisito l’abitazione di un membro dello staff parlamentare che si ritiene abbia svolto “un ruolo significativo” in un’operazione che presenta gli indizi di una ingerenza russa. Su richiesta del giudice istruttore incaricato, ulteriori perquisizioni sono state effettuate negli uffici del Parlamento europeo a Bruxelles e a Strasburgo, in collaborazione con le autorità francesi, riporta il Guardian

I media belgi hanno identificato il sospettato come Guillaume Pradoura, facente parte dello staff di Marcel de Graaff, deputato del partito olandese Forum for Democracy, scrive France 24. De Graaff ha dichiarato di non avere alcun coinvolgimento nella presunta operazione di disinformazione russa, ritenendo l’indagine sul suo collaboratore una “completa sorpresa”. 

Pradoura è stato anche assistente del parlamentare Maximilian Krah, candidato principale di Alternative for Germany (AfD), espulso per le sue dichiarazioni sulle SS. Il partito populista di estrema destra si è trovato inoltre al centro della bufera dopo l’arresto di un membro dello staff accusato di spionaggio a favore di Pechino. Pradoura non ha rilasciato dichiarazioni sull’inchiesta in corso, riporta il Financial Times

Le perquisizioni, condotte a meno di due settimane dalle elezioni europee, rientrano nel quadro dell’indagine annunciata dal primo ministro belga Alexander De Croo nel mese di aprile. Secondo quanto dichiarato dal primo ministro, i servizi del paese avevano confermato l’esistenza di reti di interferenza filo-russe nelle elezioni di giugno, la cui ingerenza è finalizzata ad indebolire il sostegno europeo all’Ucraina, secondo quanto riportato da DW News. In questo contesto, a maggio l’Unione europea ha dichiarato la sospensione di quattro organi d’informazione accusati di diffondere propaganda per il Cremlino. Tra queste, anche Voice of Europe, portale di “notizie non censurate dall’Europa e dal mondo” che secondo quanto riporta Eunews, avrebbe pagato i politici di almeno sei stati membri per influenzare il dibattito e l’opinione pubblica. 

In aggiunta alle misure prese dalla Repubblica ceca, l’UE ha imposto sanzioni ai responsabili di Voice of Europe, tra cui Viktor Medvedchuk, ex parlamentare ucraino in esilio in Russia dal 2022 e il suo collaboratore Artem Marchevskyi, cittadino ucraino-israeliano a cui il governo slovacco ha concesso una protezione temporanea, scrive la Reuters

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