lunedì, 6 Maggio 2024
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Nuovo record per Frida Kahlo: è l’artista latino-americana più quotata di sempre

34,9 milioni di dollari. È questo il prezzo al quale è stato venduto all’asta uno degli ultimi autoritratti della pittrice messicana Frida Kahlo, battendo ogni record latino-americano.

Parliamo di Diego y yo, un quadro di piccole dimensioni risalente al 1949, che mostra il volto dell’autrice con la figura di Diego Rivera impressa sulla fronte, quasi come fosse una presenza inquietante. Inoltre, l’uomo appare con un ulteriore terzo occhio, a simbolizzare il controllo costante che aveva sulla vita della moglie.

«È stato dipinto lo stesso anno in cui Diego iniziò una relazione amorosa con María Félix», ha spiegato Anna di Stasi, responsabile della sezione artistica latino-americana della casa d’aste Sotheby’s.  «Questo potente ritratto è l’articolazione su tela della sua angoscia e del suo dolore».

Il ritratto è stato la star dell’asta tenutasi questo martedì 16 novembre a New York, ed è stato venduto al fondatore del Museo d’Arte Latino-americana di Buenos Aires (MALBA), l’imprenditore argentino Eduardo Constantini. Non verrà, però, esposto nella pinacoteca, ma verrà custodito nella sua collezione privata, dove sono già presenti altri capolavori di rinomati artisti, come ad esempio l’avanguardista cubano Wilfredo Lam e la surrealista ispano-messicana Remedios Varo.

«È un riassunto di tutta la passione e il dolore dell’autrice»

Grazie a tale cifra, Frida Kahlo entra nella storia come autrice latino-americana più quotata della storia, superando persino il marito (10 milioni di dollari nel 2018 per il quadro Los rivales) e stabilendo anche un record per l’opera mondiale di una donna, seconda solo a Georgia O’Keefe (44 milioni di dollari nel 2014).

Fino ad ora, il prezzo più alto pagato per un quadro di Frida Kahlo era stato otto milioni di dollari per Dos desnudos en el bosque, circa cinque anni fa.

«Il risultato [dell’asta] di questa notte potrebbe essere definito come la massima vendetta, ma in realtà non è altro che il massimo riconoscimento dello straordinario talento e del fascino globale di Kahlo», sono state le parole di Anna di Stasi. «Diego y yo è molto più di un dipinto fatto bene. È un riassunto di tutta la passione e il dolore dell’autrice».  

USA-Cina: il primo “faccia a faccia” virtuale

Dopo la presidenza di Donald Trump, in cui le relazioni diplomatiche tra Usa e Cina avevano quasi raggiunto il punto di rottura, con l’insediamento alla Casa Bianca di Biden si sono fatti alcuni passi in avanti per provare a riavviareil dialogo.

I primi tentativi di dialogo, alcuni testate giornalistiche come la CNN, li definiscono “infamous“: si ricordi, ad esempio, quando a marzo, durante il vertice di Anchorage in Alaska, il segretario di stato americano Anthony Blinken e il responsabile della diplomazia cinese Yang Jiechi si sono scontrati su tematiche come i diritti civili, usando toni anche molto duri.

Oltre a questo, i rapporti bilaterali tra i due Paesi, fino alla Cop26 si possono riassumere con solo altre due telefonate, una a marzo e una a settembre, tra i capi di Stato.

Qualche giorno prima che terminasse la ventiseiesima edizione della Conferenza delle parti, però, si sono iniziati a vedere i primi cambiamenti di rotta all’interno delle relazioni diplomatiche tra questi due Paesi. 

I due leader, infatti, hanno pubblicato una dichiarazione congiunta in cui si impegnano reciprocamente ad adottare strumenti più idonei alla lotta al cambiamento climatico e ad incontrarsi entro il 2022 per decidere quali azioni concrete intraprendere al fine di contrastarlo.

Si è decisa come data il lunedì dopo la fine della Cop26: l’incontro virtuale si apre tra saluti e affermazioni come quella di Xi Jinping “L’umanità vive in un villaggio globale e insieme affrontiamo molteplici sfide. La Cina e gli Stati Uniti devono aumentare la comunicazione e la cooperazione.

La cooperazione e comunicazione, in accordo con gli analisti, sono state, quanto meno, restaurate: è stata costruita una base per un potenziale, futuro dialogo con meno tensioni e per una relazione più costruttiva e stabile.

A testimonianza di ciò abbiamo l’accordo successivo all’incontro virtuale in base al quale i due Paesi si impegnano sia ad allentare le restrizioni dei visti giornalistici sia di riprenderne il rilascio.

Per quanto riguarda le molteplici sfide, però, non si sono trovati accordi per affrontarle insieme.

Cartina Taiwan. Fonte wikimedia commons.

Questo è dimostrato dal fatto che molte delle questioni che rendono problematico il dialogo tra i due Paesi non sono state risolte: prima tra tutte la questione di Taiwan.

La Repubblica Popolare Cinese vuole annettere al suo territorio Taiwan, isola indipendente in cui il precedente governo nazionalista cinese, nel 1949, è scappato dopo l’instaurazione del regime comunista: insieme agli arcipelaghi circostanti costituisce la Repubblica di Cina.

Subito dopo la fine dell’incontro, sui principali media e social media cinesi è comparso questo titolo: “Biden ribadisce di non sostenere l’indipendenza di Taiwan!”

Biden, invece, sostiene che solo Taiwan possa decidere del suo destino, infatti dopo l’incontro virtuale, il portavoce della Casa Bianca ha detto: “Su Taiwan, il presidente Biden ha sottolineato che gli Stati Uniti restano impegnati nella politica dell’unica Cina e che gli Stati Uniti si oppongono fermamente agli sforzi unilaterali per cambiare il status quo o minare la pace e la stabilità nello stretto di Taiwan.”

Attacco jihadista in Burkina Faso: almeno trenta morti

Sono come minimo 32 le persone che hanno perso la vita domenica 14 novembre a causa di un attacco jihadista in una Gendarmeria nel nord del Burkina Faso, lo ha reso noto il Governo attraverso un comunicato ufficiale. Tra le vittime ci sono 28 gendarmi e quattro civili, il che rende questo assalto uno dei peggiori subiti dalle forze dell’ordine Burkinabé da 6 anni a questa parte. Il bilancio dei morti è del tutto provvisorio e potrebbe subire delle variazioni nelle prossime ore. A ciò si è aggiunto il fatto che il Governo locale ha dichiarato tre giorni di lutto nazionale. 

L’assalto si è verificato di domenica all’alba, quando decine di jihadisti si sono scagliati contro la Gendarmeria nella località di Inata nella provincia di Soum, nelle vicinanze del confine con il Mali. Stando a fonti certe da parte delle autorità locali, nel momento dell’attacco erano presenti circa 100/150 uomini all’interno della base, dove si è verificato un intenso scambio di colpi d’arma da fuoco. 

Militare impegnato nel respingere gli attacchi jihadisti, fonte Wikimedia Commons

Nelle ore successive all’attacco e dopo l’invio di rinforzi, sono apparsi 27 gendarmi sani e salvi, a testimonianza del fatto che il bilancio delle vittime potrebbe peggiorare con il passare del tempo. 

Il Presidente del Burkina Faso, Roch Marc Cristian Kaboré, ha inviato un messaggio di condoglianze alle famiglie vittime attraverso il suo Twitter: «Dobbiamo restare uniti di fronte alle forze del male che ci impongono una guerra spietata. Saluto il ricordo dei nostri coraggiosi agenti di sicurezza caduti nel campo dell’onore». 

Recentemente, il partito di opposizione ha adottato delle misure preventive a seguito dell’aumento di casi di violenza. Altresì ha mobilitato la popolazione per chiedere le dimissioni dell’attuale Presidente, il quale aveva già promesso di porre fine alla minaccia terroristica durante la campagna elettorale del 2020 che lo ha portato poi al suo secondo mandato. Successivamente, si sono verificate varie proteste popolari in cui sono stati commessi diversi atti vandalici, in una località distante 50 km dalla capitale. 

Anche il Mali è soggetto a continui attacchi jihadisti. Da ciò ne è derivata una crisi nazionale e un peggioramento delle condizioni di sicurezza, problematiche già esistenti nel momento in cui ha avuto luogo il colpo di stato nel settembre del 2020.

Crisi migratoria Bielorussia-Polonia: cosa c’è da aspettarsi?

La crisi migratoria nel confine tra Bielorussia e Polonia si è ampliata in grandi proporzioni negli ultimi giorni. È stato reso noto che circa 3 o 4 mila migranti abbiano tentato di oltrepassare il confine illegalmente. Molti di loro arrivano in Bielorussia via aerea e utilizzano questo “scalo” come transito per arrivare in Europa.

Come ha avuto inizio il flusso di migranti?

Già dallo scorso anno, le autorità bielorusse hanno annullato o modificato in maniera più semplice i requisiti del visto per 76 paesi. Tra questi ci sono Paesi come Siria, Libia, Iraq e Afghanistan dove molti stanno fuggendo per via dei conflitti armati che si stanno manifestando. Questo è il motivo per cui alcune agenzie dei suddetti Paesi hanno iniziato a vendere viaggi per la Bielorussia che “offrono” alloggio e un lavoro in un Paese dell’Unione Europea. Un viaggio di questo tipo ammonta all’incirca tra i 10.000 e i 20.000 dollari in base alle condizioni previste. In aggiunta, la Bielorussia ha incrementato in maniera significativa il numero di voli da e verso il Medio Oriente, fatto che ha suscitato perplessità poiché spinge a pensare che le stesse autorità locali si nascondano e appoggino queste agenzie di viaggio. 

Da dove provengono i migranti?

Fino a metà del 2021, l’Iraq era il principale punto di partenza. Attualmente sono le popolazioni curde della Siria che cercano di entrare in Europa via aerea.

Tentativo di oltrepassare il confine da parte di alcuni migranti, fonte Wikimedia Commons

Come raggiungono il confine tra Bielorussia e Polonia?

Molti voli sono operati dalle compagnie aeree Belavia, Turkish Airlines, Qatar Airlines e Fly Dubai. Al momento della partenza è impossibile identificare i passeggeri come migranti poiché tutti dispongono di titoli di viaggio in regola. Ma ciò che accade successivamente resta ancora poco chiaro.

Come attraversano il confine?

Inizialmente, le guardie di frontiera polacche e lituane lasciavano entrare le persone che poi venivano mandate in apposite strutture. A seguito di conflitti interni, il passaggio è stato sbarrato e per i migranti è possibile oltrepassare il confine solamente in modo illegale. 

E le guardie di frontiera bielorusse?

Girano video che mostrano immagini in cui le guardie stesse sembrano autorizzare l’entrata illegale dei migranti.

Dove finiscono per andare i migranti?

Sia la Polonia che la Lituania sono Paesi di transito per i migranti. Molti di loro hanno come destinazione finale Germania, Francia, Austria e Paesi Bassi. Infatti, secondo le autorità tedesche, circa 5.000 persone sono arrivate in Germania partendo dalla Bielorussia. Alcuni, al contrario, rimangono come migranti in Bielorussia e sono costretti a vivere per strada. Sono ancora poco note le cifre esatte di coloro che si pensa siano costretti a non poter fuggire dal territorio bielorusso.

Qual è la posizione della Russia?

I funzionari di molti Paesi dell’UE credono che la Russia partecipi al flusso di migranti. Il Primo ministro polacco Mateusz Morawiecki ha accusato pesantemente la Russia. In risposta, il segretario di stampa russo, Dmitry Peskov, ha definito il comportamento come inaccettabile. 

La lenta ripresa di Disney Plus preoccupa Wall Street

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Il servizio di streaming a pagamento Disney Plus, incentrato su contenuti non solo Disney, ma anche Pixar, Marvel, Star Wars e National Geographic, ha avuto uno splendido esordio in diversi Paesi, raggiungendo 100 milioni di abbonati in soli 16 mesi. Disney Plus è stato reso disponibile nel 2019 negli USA, in Australia, Nuova Zelanda, Canada e nei Paesi Bassi, debuttando infine nel 2020 negli altri Paesi europei. Nel mese di novembre celebra il suo secondo anniversario ed è cresciuto ad un ritmo vertiginoso. Questo lo ha reso una delle piattaforme di intrattenimento di maggior successo sul mercato e un valido concorrente di Netflix, il leader mondiale dello streaming. Disney Plus continua a crescere anche dopo la pandemia, ma non così rapidamente come speravano gli investitori di Wall Street, spaventati dal lento progresso. Attualmente la piattaforma ha 118,1 milioni di abbonati, un numero maggiore rispetto a quello di agosto, in cui se ne contavano 116 milioni, ma è un risultato più debole del previsto che ha causato il calo delle azioni fino al 4,5% nel trading after hours.

L’amministratore delegato (CEO) della Walt Disney Company, Bob Chapek, ha dichiarato in una lettera, destinata agli investitori della società, che quest’ultima si ritiene “estremamente soddisfatta del successo della nostra attività di streaming”, che include altre due piattaforme: Hulu (39,4 milioni di abbonati), con film e spettacoli, e ESPN+ (12,1 milioni di abbonati), dedicata ad eventi sportivi. “Continuiamo a gestire la nostra attività – ha proseguito Chapek – e siamo fiduciosi che il nostro intrattenimento di alta qualità e l’espansione in altri mercati del mondo ci consentiranno di far crescere ulteriormente le nostre piattaforme di streaming a livello globale.” Nonostante questa dichiarazione, nell’ultimo trimestre Disney Plus ha raggiunto solo due milioni di nuovi abbonati, molti meno rispetto ai 12 milioni del trimestre precedente. La crescita attualmente si è stabilizzata in modo evidente.

Quali sono le cause? Innanzitutto, il mercato dello streaming è diventato più affollato da quando è stato lanciato il servizio nel 2019. Inoltre, Chapek ritiene che la causa sia dovuta anche al rallentamento del lancio di nuovi prodotti, a causa del Covid-19. Tuttavia, non bisogna dimenticare che Disney è un’azienda enorme e, differentemente dalle sue attività digitali, quelle nel mondo reale hanno avuto un buon trimestre: i parchi a tema e il merchandising hanno mostrato una solida ripresa dalla pandemia. Dopo ingenti perdite e le chiusure delle attività, le entrate sono nuovamente salite a $ 5,4 miliardi nel quarto trimestre, un aumento del 99% rispetto ai $ 2,7 miliardi di un anno fa. In questo modo, si apre un divario profondo tra i ricavi dei parchi e quelli dell’intrattenimento digitale.

Brescia: quando l’arte vince sulla politica

È risaputo, l’arte ha un grande potere. Nel trovarci di fronte ad un’opera di un qualsiasi autore infatti molto spesso siamo portati a riflettere, a confrontarci con noi stessi.

A Brescia, per una volta, la cultura ha prevalso contro la presa di potere, contro idealismi vari ed imposizioni delle volte esagerate. L’antefatto è il seguente: un artista di trentacinque anni, nato a Shangai, conosciuto con lo pseudonimo di Badiucao e totalmente anonimo fino al 2019, è stato accolto nella cittadina di Brescia con le sue opere. L’ambasciata cinese, venuto a conoscenza della stessa, ha inviato una lettera con parole molto ferme, con la stessa richiedendone la tempestiva cancellazione.

L’artista infatti, considerato una sorta di Banksy cinese, fino a due tre anni fa era rimasto in anonimato per proteggere se stesso, per evitare contrasti con le autorità cinesi, e per continuare a diffondere la sua arte. Basta dare uno sguardo alle sue opere per capire che l’artista è un personaggio molto critico, soprattutto nei riguardi del partito comunista cinese. Le sue opere, infatti, hanno ormai da anni come tema ricorrente la difesa della democrazia e dei diritti”.

Per aggirare la censura l’artista diffonde i suoi disegni su Twitter, sostenendo che in Cina i social sono in costante monitoraggio per poter intercettare le parole che possano risultare come “sensibili”, ma in questo processo non rientrano le immagini. È proprio attraverso l’uso delle vignette che Baiducao si ripropone di raggiungere tutti i cinesi che usano Twitter e che in questo modo possono essere maggiormente informati di ciò avviene attorno a loro.

Il Comune di Brescia e la Fondazione Brescia Musei, che si occupano direttamente dell’organizzazione e gestione della mostra, una volta ricevuta la lettera, non hanno esitato a rispondere. Il sindaco Emilio Del Bono e la presidentessa di Brescia Musei Francesca Bazoli hanno inviato pochi giorni dopo una risposta all’ambasciata, con una seconda lettera, in cui forniscono alcune spiegazioni essenziali per giustificarne lo svolgimento e l’impossibilità alla cancellazione.

L’intento ultimo della mostra dell’artista non dovrebbe essere quello di porre in cattiva luce la nazione cinese o il popolo cinese stesso, ma è importante sottolineare l’importanza della libera espressione anche e soprattutto in un contesto di elasticità mentale e di consapevolezza della realtà circostante.

La stessa mostra si va ad inserire in una tradizione all’interno di una cittadina con grande spirito di apertura nei confronti di personaggi dissidenti, a partire dagli anni sessanta, ad esempio, con l’esperienza della Cooperativa cattolico-democratica di Cultura, che l’ha vista accogliere artisti di origine russa, polacca e di varie altre origini.

La mostra di Badiucao quindi il 12 Novembre è stata finalmente inaugurata, questo nonostante il caso diplomatico ormai di interesse nazionale e le intimidazioni pervenunte dall’amministrazione comunale di Brescia.

In questo periodo di contrasto e incertezza l’unica cosa che rimane è la cultura, e questa volta l’arte ha vinto. L’essenza del popolo italiano, in fondo, è tutta qui.

LEGO esce vincitore dalla pandemia

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L’azienda danese LEGO, dopo aver superato diversi collassi finanziari, l’ultimo dei quali si è verificato nel 2017, è stata una dei vincitori delle restrizioni imposte per contenere la diffusione del virus. Nel 2020, il fatturato è cresciuto in modo esponenziale, grazie ad adulti e bambini che, durante il lockdown, hanno riscoperto il passatempo delle costruzioni. Inoltre, i fan dei famosi mattoncini da costruzioni si sono impegnati nella realizzazione dei modelli di Star Wars e Harry Potter, anche dopo le riaperture. In questo modo, le vendite sono aumentate del 43% a 23 miliardi di corone danesi (circa 3,1 miliardi di euro) nei primi sei mesi del 2021, mentre gli utili netti sono aumentati del 140% a 6,3 miliardi di corone danesi, superando di dieci volte quelli dell’americana Hasbro, il secondo produttore mondiale di giochi.

Nel periodo natalizio che si sta avvicinando, è stato acquistato un numero inferiore di giocattoli e i prezzi sono aumentati, a causa della diffusa interruzione del flusso di merci in tutto il mondo, dovuta alla carenza di manodopera e dei maggiori costi di trasporto. Tuttavia, Niels Christiansen, l’amministratore delegato dell’azienda, è certo che non ci saranno problemi. “Non ci aspettiamo complicazioni particolari, anche se, come tutti, dipendiamo dai trasporti e dalle dogane nel Regno Unito, ma attualmente non abbiamo particolari preoccupazioni”, ha dichiarato. Alcuni rivenditori britannici, tra cui John Lewis e lo specialista di giocattoli The Entertainer, hanno confermato il noleggio di navi per assicurarsi la consegna della merce natalizia nei tempi stabiliti. The Entertainer sta portando 70 container dalla Cina su una barca, ma deve pagare $ 19,000 per il trasporto, una cifra decisamente maggiore rispetto alla tariffa di $ 1,500 antecedente al Covid-19. Christiansen, tuttavia, ha assicurato che non aumenteranno i prezzi della società LEGO per mitigare l’aumento dei costi di trasporto e delle materie prime.

La società ha affermato che le vendite sono aumentate di oltre il 10% in tutti i mercati e di oltre il 50% sul web. Il successo è attribuito ad un’ampia gamma di prodotti, adatti a tutte le età, ma principalmente dagli investimenti fatti dall’azienda nei negozi, che sono diventati sempre più originali e scenografici, e le novità di nuovi prodotti, come la nave Titanic con più di 9 mila pezzi, 130 cm di lunghezza e oltre 600 euro di prezzo, il set di LEGO più grande mai messo in commercio.

Inoltre, la forte performance finanziaria aiuterebbe l’azienda LEGO ad accelerare gli investimenti in iniziative ambientali: recentemente sono stati presentati i primi mattoncini realizzati con bottiglie di plastica riciclate e, dopo una prova andata a buon fine, è stata confermata l’introduzione di sacchetti di carta come sostituti della plastica monouso nelle scatole nel 2022.

“Keep 1.5 alive”: un “blah blah blah” o un qualcosa di reale?

Dal 31 ottobre al 13 novembre si è tenuto a Glasgow il ventiseiesimo vertice annuale della “Conferenza della Parti” dell’UNFCCC (United Nations Framework Convention on Climate Change) per la lotta al cambiamento climatico.

Si sono riuniti 197 leader come anche decine di migliaia di negoziatori, rappresentanti di governi, imprese e cittadini per cercare di trovare soluzioni concrete con cui affrontare il cambiamento climatico.

La presidenza della Conferenza è stata assegnata al Regno Unito, nelle mani di Alok Sharma, Segretario di Stato per gli affari economici, l’energia e la strategia industriale del Regno Unito. 

Alla fine dei lavori della Cop26 è stato redatto il documento finale: “Glasgow Climate Pact.”

Quali sono i punti salienti?

Con l’intento di rispettare l’impegno preso nella Conferenza delle Parti di Parigi del 2015, cioè di far rimanere l’aumento delle temperature ben al di sotto dei 2 gradi Celsius e di limitarlo entro i 1,5°, si è stabilito di: ridurre le emissioni, principalmente, di anidride carbonica e metano del 45% entro il 2030 con il raggiungimento dello zero netto intorno a metà secolo; rafforzare i Nationally Determined Contributions (NDC), cioè le promesse dei singoli Stati, prese in maniera autonoma e volontaria, per contribuire a mantenere la crescita della temperatura globale entro i limiti decisi a Parigi, rivedendoli ogni anno anziché ogni 5; eliminare gradualmente il carbone “unabated”, definito così quando viene bruciato senza compensare la CO2 emessa, ed i combustibili fossili inefficienti; si sottolinea, infine, l’importanza della protezione, conservazione e restaurazione della natura e di tutti i suoi ecosistemi.

Proteste alla Pre-Cop, Milano. Fonte wikimedia commons.

Inoltre, poiché i Paesi meno sviluppati facenti parte della Cop non hanno ancora ottenuto i 100 miliardi di dollari a sostegno della transizione energetica, promessi nel 2009 a Copenhagen (dovevano essere disponibili entro il 2020), l’impegno è stato posticipato al 2025. 

In conclusione, si è discusso di istituire un fondo economico per risarcire i Paesi meno sviluppati che subiscono danni e perdite a causa di eventi legati al cambiamento climatico.

Per questo motivo, si ufficializza l’operatività della “Rete di Santiago”: nato solo di nome nel 2019, è un programma di assistenza tecnica che ha lo scopo di “catalizzare l’assistenza tecnica di organizzazioni, enti, reti ed esperti pertinenti, per l’attuazione di approcci pertinenti per prevenire, ridurre al minimo e affrontare le perdite e i danni a livello locale, nazionale e regionale, nei paesi in via di sviluppo particolarmente vulnerabili agli effetti negativi dei cambiamenti climatici.”

Non, quindi, un fondo di aiuti economici ma un programma di assistenza: nell’ultimo giorno della Conferenza, alcuni delegati dei Paesi in via di sviluppo più colpiti dal cambiamento climatico, hanno affermato che avrebbero spinto, più concretamente, per impegni finanziari alla COP del prossimo anno in Egitto.

Ljudmila Petruševskaja rinuncia al premio di Stato della Federazione Russa

La scrittrice Ljudmila Petruševskaja ha rinunciato al premio di Stato della Federazione Russa in segno di protesta contro il tentativo dell’Ufficio del Procuratore Generale di interrompere l’attività del centro per i diritti umani Memorial, una ONLUS iscritta nel registro degli agenti stranieri in Russia dal 2014.

«Accusatemi di nuovo di aver offeso il presidente», ha dichiarato la donna attraverso una pubblicazione sulla sua pagina Facebook. «Io rinuncio al titolo di vincitrice del premio di Stato della Federazione Russa».

Premio di Stato della Federazione Russa nel campo della letteratura e dell’arte. Fonte: Wikimedia Commons

Petruševskaja era già stata insignita di tale riconoscimento nel 2002 nel campo della letteratura e dell’arte, e vent’anni fa era stato il presidente Vladimir Putin in persona a consegnarglielo.

Parliamo sicuramente di una personalità di spicco, che nel tempo ha ricevuto molteplici premi di grande spessore, tra cui il Premio Puškin della Fondazione Alfred Toepfer (1991), i premi delle riviste Oktjabr’ (1993, 1996, 2000), Novij Mir (1995) e Znamya (1996) e il premio Stanislavskij del Teatro (2004). È proprio per questo motivo che il suo rifiuto ha avuto una risonanza ancora più grande.

Il Memorial è un centro per la protezione e la tutela dei diritti umani, un archivio, una biblioteca ed un museo. L’accusa mossagli dall’Ufficio del Procuratore Generale è di sistematiche violazioni della legislazione sugli agenti stranieri, ovvero una mancata etichettatura dei materiali da loro utilizzati. La richiesta di liquidazione è stata definita dall’Organizzazione come «una decisione politica volta a distruggere la società», vista soprattutto l’assenza di validi motivi legali a sostegno dell’accusa.

«Il Memorial rappresenta il ricordo dei condannati e dei giustiziati», ha affermato la scrittrice a sostegno della ONLUS. «Di quelli abbandonati sotto un camion o morti di fame. Di quelli lasciati a congelare per strada, di quelli torturati a Lubianka e Kolyma, di quelli incarcerati per questioni false, inventate. Il ricordo di migliaia di prigionieri, pericolosi per le autorità».

«La memoria è una cosa terribile», ha aggiunto poi. «Terribile per i leader attuali, per Putin. È per questo che è vietata».

Parole forti, quindi, che fanno interrogare su quale sarà la reazione del presidente della Federazione Russa e su come verrà accolta dalle autorità la notizia del rifiuto di un premio tanto prestigioso.

COP: Storia e struttura

Nel 1992, il mondo era appena uscito dalla guerra fredda, il muro di Berlino e l’Unione Sovietica erano ormai un ricordo: si sentiva l’importanza di iniziare un periodo di collaborazione internazionale.

Così, in quell’anno, si tenne a Rio de Janeiro la prima Conferenza sull’Ambiente e sullo Sviluppo delle Nazioni Unite (UNCED, United Nations Conference on Environment and Development), conosciuta anche informalmente come “Summit della Terra”.

Fu un evento di importanza storica sia perché è stata la prima volta che 108 capi di Stato si sono riuniti fisicamente per discutere sul cambiamento climatico sia per l’impatto mediato e per le scelte politiche prese.

Infatti, in questa sede è stata approvata la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC, United Nations Framework Convention on Climate Change): tra i suoi obiettivi principali c’è quello di stabilizzare la concentrazione di gas serra nell’atmosfera terrestre per contrastare il cambiamento climatico. 

Come supremo organo decisionale della Convenzione è stata istituita la “Conferenza delle Parti” (COP): è una riunione in cui gli Stati firmatari della Convenzione, denominati “Parti”, esaminano l’attuazione della stessa e di qualsiasi altro strumento giuridico adottato dalla COP e prendono le decisioni necessarie per promuovere la sua effettiva attuazione, comprese le disposizioni istituzionali e amministrative.

UNFCCC ‘family’ photoshoot:”We Will Move Ahead”. Fonte wikimedia commons.

La COP si riunisce ogni anno, salvo diversa decisione delle Parti e si riunisce a Bonn, la sede del segretariato, a meno che una Parte non si offra di ospitare la sessione. 

La prima COP ha avuto luogo a Berlino, in Germania, nel 1995, nella quale le Parti hanno ridefinito gli impegni della Convenzione e hanno istituito due organismi chiave per la sua attività: l’SBSTA, rappresenta l’organismo di supporto dedicato a digerire gli aspetti tecnici e scientifici funzionali al negoziato politico, e l’SBI, deputato a monitorare quanto le Parti stiano effettivamente applicando le decisioni e gli impegni presi in precedenza.

Quindi per quanto riguarda la struttura dell’organizzazione, abbiamo come organo portante l’ufficio di presidenza che supporta, fornisce consulenza e guida la COP in merito al lavoro in corso ai sensi della Convenzione e gestisce, inoltre, le sessioni e il funzionamento del segretariato, soprattutto nei momenti in cui la COP non è riunita.

Proprio come la presidenza della COP ruota tra le cinque regioni riconosciute dell’ONU c’è una tendenza per cui sia anche la sede della COP a spostarsi tra questi gruppi.

Comunque, troviamo anche altri organi all’interno della struttura che, però, hanno un ruolo sussidiario, troviamo: lo SBSTA e lo SBI, precedentemente citati, che sono organismi di supporto permanenti, ed altri sono istituiti ad hoc se ritenuti necessari; una segreteria che fornisce sia supporto organizzativo sia competenza tecnica ai negoziati e alle istituzioni dell’UNFCCC e facilita il flusso di informazioni autorevoli sull’attuazione della Convenzione; organismi tecnici sussidiari a numero chiuso, denominati in pratica organismi costituiti, istituiti ai sensi della Convenzione ed infine enti incaricati delle operazioni del Meccanismo Finanziario.